L’ultimo schiaffo a Maestri: premiati gli «schiodatori»

Menzione speciale del Piolet d’Or a due alpinisti che hanno rimosso gli spit piantati con il famoso compressore nella discussa ascesa del 1970


di Giuliano Lott


TRENTO. Il Piolet d'or, l'ambìto premio che la rivista francese Montagne e dal Groupe de haute montagne assegna dal 1991 alle imprese alpinistiche di maggior spessore, conferirà la menzione speciale al canadese Jason Kruk e all'americano Hayden Kennedy, 25 e 23 anni, per aver ripercorso al contrario, nel gennaio dello scorso anno, la cosiddetta “Via del Compressore” sul Cerro Torre, togliendo un centinaio dei circa 300 chiodi piantati da Cesare Maestri nel 1970 durante la sua seconda ascesa alla vetta sudamericana.

Una scelta che farà discutere il mondo dell'alpinismo, già spaccato tra chi ritiene i due giovani alpinisti dei “liberatori” e chi invece li considera dei distruttori. Ma del resto, anche l'impresa del “Ragno delle Dolomiti” 43 anni fa aveva messo in subbuglio il mondo dell'alpinismo, diviso tra “puristi”, che criticavano la scelta di servirsi di un compressore a gas, e chi comunque apprezzava la scalata anche per la difficoltà oggettiva di trascinarsi dietro, su una montagna di estrema difficoltà, un macchinario della Atlas Copco che pesava ben 150 chili. Il presidente della giuria Stephen Venables ha definito nelle motivazioni del premio l'opera di Kennedy e Kruk «un primo passo per restituire alla montagna la sua fisionomia originale», sposando dunque una visione “etica” della montagna condivisa da molti. Venables prosegue sostenendo nel comunicato ufficiale che «lo stesso Maestri nel libro “2000 Metri della nostra vita” afferma che la sua intenzione era di togliere tutti gli spit e di lasciare la parete così come l’aveva trovata, ma aveva dovuto rinunciare dopo aver rimosso una ventina di protezioni. Restituendo il Cerro Torre alla sua forma originale si è aperto un nuovo orizzonte dal punto di vista alpinistico, come confermano le numerose ascensioni compiute quest’anno. Al di là della loro presenza fisica, gli spit hanno avuto un forte impatto psicologico, spingendo gli scalatori a scegliere la via artificiale piuttosto che a seguire le linee naturali della montagna. L’odissea di Maestri e la Via del Compressore continueranno comunque ad esistere nei libri di storia e serviranno come esempio dell’orgoglio smisurato dell’uomo e della sua incredibile determinazione. Grazie a Kennedy, Kruk, Lama e Ortner la parete sud-est del Cerro Torre ha riacquistato il carattere di vera avventura. Ciò va oltre la montagna patagonica: la continua posa di spit su ogni lembo di roccia del pianeta discredita seriamente i valori alla base dell’alpinismo».

I due giovani protagonisti, citando l’illustre collega americano Zach Smith, avevano motivato così la “schiodatura” del Cerro Torre:  «Come società abbiamo rimosso altri errori, come il Muro di Berlino. La storia non si ferma. La storia sta accadendo proprio ora. Si spera che i chiodi diventino storia un giorno».

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