L’imperatore beato celebrato a Malé

Folla e autorità in val di Sole, compreso il nipote, per ricordare Carlo: fu l’ultimo discendente sul trono degli Asburgo


di Alberto Mosca


Carlo d’Asburgo, ultimo imperatore austroungarico e beato. Una figura tuttavia probabilmente sconosciuta ai più, quella del successore di Francesco Giuseppe sul trono della monarchia asburgica. A rievocarla e celebrarla ci ha pensato domenica scorsa l’associazione culturale “El brenz”, che ha promosso una giornata di ricordo proposta a tutta la cittadinanza di Malé e della Val di Sole, in collaborazione con l’assessorato provinciale alla cultura. Il parterre dei partecipanti alla messa e alle relazioni del pomeriggio era davvero reale, con la presenza del nipote del beato Carlo, l’arciduca Martino d’Asburgo-Este, il quale ha detto emozionato: «Dopo quasi cento anni il nonno è tornato a Malé». La giornata è iniziata con la processione delle reliquie del Beato, assieme a quelle di San Benedetto e di San Padre Pio di Pietrelcina, seguita dall’esecuzione dell’inno imperial-regio, intonato da Sebastiano Caserotti e dalla messa nella chiesa parrocchiale, officiata da don Fortunato Turrini. A fare da cornice le compagnie Schützen, le associazioni di volontariato e tanta gente. Nel pomeriggio quindi la conferenza storica nella sala assemblee della Comunità di Valle, con l’assessore Franco Panizza, il sindaco di Malè Bruno Paganini, monsignor Arnaldo Morandi, delegato per l'Austria della “Gebetsliga Kaiser Karl” e Roberto Coaloa, autore del libro “Carlo d'Asburgo, l'ultimo Imperatore”. Ma chi era Carlo d’Asburgo? Nacque nel 1887, figlio dell’arciduca Ottone. Divenne erede al trono dopo l’assassinio a Sarajevo di Francesco Ferdinando e succedette al trono nel novembre 1916, nel pieno della Grande Guerra, rimanendovi fino alla fine dell’impero, nel novembre 1918. Partecipò attivamente al conflitto, prendendo personalmente il comando dell'esercito dopo l'ascesa al trono. Visitò spesso il fronte trentino.

Il suo principale obiettivo tuttavia fu da subito quello di porre fine a quella che lui stesso definì “un'inutile strage”, lavorando, anche attraverso la moglie Zita di Borbone-Parma, per arrivare alla pace con l’Intesa. Personaggio di grande levatura morale, si oppose strenuamente all’utilizzo di armi nuove e devastanti e rese più morigerata la vita di corte, cercando un dialogo con i diversi popoli dell’Impero. Morì in esilio a Madeira, nel 1922, a soli 35 anni. È stato beatificato nel 2004 da Giovanni Paolo II per il suo impegno per la pace, la sua vita senza sfarzi e senza macchia e la sua fede in Dio: alla fine del 1918, l’anno della sconfitta, partecipò al Te Deum di ringraziamento, ricordando che “importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace”. Durante la cerimonia di beatificazione il papa indicò Carlo come “un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano