la sentenza  

L a cellula jihadista di Merano  «era pronta ad agire»

BOLZANO. Dopo la conferma della sentenza da parte della Cassazione dei quattro jihadisti, arrestati nell’autunno del 2015 durante una retata a Merano, ora dalle motivazioni della sentenza depositata...



BOLZANO. Dopo la conferma della sentenza da parte della Cassazione dei quattro jihadisti, arrestati nell’autunno del 2015 durante una retata a Merano, ora dalle motivazioni della sentenza depositata emerge che «il gruppo era pronto ad agire». Dalle indagini è emerso che il gruppo era capace di acquisire armi e di mandare adepti in zona di guerra -in particolare in Siria -e di voler instaurare il califfato islamico. Gli imputati Abdul Rahman Nauroz, che abitava a Merano ed è ritenuto il presunto reclutatore dell’organizzazione, condannato a Trento a sei anni di reclusione. Eldin Hodza (unico kosovaro del gruppo) e i curdi Abdula Salih Ali Alisa, alias 'Mamosta Kawà, e Hasan Saman Jalal, alias 'Bawki Simà, sono stati condannati rispettivamente a quattro anni di reclusione. Gli imputati attualmente sono rinchiusi nei carceri di massima sicurezza di Rossano Calabro e Nuoro. I condannati facevano parte della cellula terroristica «Rawthi Shax» che era organizzata in una struttura gerarchica a rete. Nel frattempo è ancora in corso il processo per il mullah Krekar, che attualmente si trova in Norvegia. Krekar, iracheno di 62 anni, attualmente vive in Norvegia ed era uno dei cinque imputati di associazione per delinquere con finalità terroristiche nel processo celebrato a Bolzano, relativo all’ attività della cellula jihadista meranese. Dall'inizio del processo, Krekar - tramite il suo avvocato d’ufficio, Enrica Franzini -chiedeva di poter rilasciare delle dichiarazioni spontanee in videoconferenza. La corte, dopo aver respinto questa richiesta, aveva già appurato che l’imputato non poteva in realtà lasciare la Norvegia, essendo sprovvisto di documenti validi per l’espatrio, e avrebbe quindi dovuto presentare una domanda alle autorità norvegesi. La corte aveva quindi invitato Krekar a far conoscere le proprie intenzioni, a comunicare cioè se intendeva fare richiesta alle autorità norvegesi di potersi recare in Italia. Risultava comunque poco verosimile che Krekar potesse decidere di venire in Italia, in quanto avrebbe rischiato non solo di non venire più riammesso in Norvegia ma perfino di venire arrestato in Italia, qualora fosse stato ravvisato un suo pericolo di fuga.













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