In val di Non la primavera arriva senza le rondini

Gli uccelli insettivori e quelli da prato, come le quaglie, stanno scomparendo Lo conferma lo zoologo del Muse rispondendo a un lettore del Trentino di Coredo


di Giacomo Eccher e Luca Pianesi


VAL DI NON. «Le cinciallegre, i pettirossi, i lucherini e tutti gli altri uccellini insettivori, dove sono andati a finire?». La domanda se la pone un cittadino di Coredo, Fabio Widmann (Pinter) in una lettera al Trentino trasformandola in un grido di allarme rivolto a tutti i suoi convalligiani. «Abito a Coredo - prosegue la lettera - e sulla mia casa ho posizionato da anni una casetta per questi uccellini, che è sempre stata abitata. Attaccato alla casetta ho sempre messo un pezzo di “sego” che gli uccelli beccavano volentieri specialmente quando nevicava e non trovavano altro cibo! Quest'anno è finito tutto! La casetta è rimasta vuota e nemmeno un colpo di becco nel grasso. (...) E' vero sono rimasti i passeri, i merli e i tordi (...) ma non ci sono più i gruppi di corvi di una volta e anche le rondini si sono ridotte al minimo. Perché?».

La risposta il Trentino l’ha cercata da Paolo Pedrini responsabile della sezione zoologia dei vertebrati del Museo di Scienze Naturali di Trento e da Sergio Merz, delegato della Sezione Trentina della Lipu. Ed è proprio quest’ultimo a confermare «un crollo generalizzato della presenza di uccelli in tutto il Nord Italia». «Non so se ciò sia dovuto a una scarsa nidificazione dei volatili nella scorsa stagione - spiega Merz - o se sia legato ai cambiamenti climatici, ma anche le nostre mangiatoie sono vuote. Negli scorsi anni nel nostro centro di recupero di Trento avevamo centinaia di uccelli che venivano a cibarsi ogni giorno. In queste settimane si possono, invece, contare con le dita di due mani». E una conferma l’ha data anche Pedrini del Muse: «Per molte specie insettivore migratorie, come le rondini, i rondoni e i balestrucci il problema è ormai strutturale. Col surriscaldamento del clima gli insetti si sviluppano prima e quando questi uccelli arrivano nelle nostre valli si trovano ad aver perso già il primo sfarfallamento. Di conseguenza restano senza cibo. E al momento non sembrano in grado di cambiare le loro abitudini anticipando la migrazione. Per quanto riguarda i luccherini e i pettirossi della Val di Non il trand è in linea con quello degli altri insettivori e il dato del calo di quest’anno potrebbe essere dovuto a un semplice andamento stagionale».

Ma non tutte le specie di uccelli risultano essere in calo. Come scrive nella sua lettera Fabio Widmann ci sono «i merli, i passeri e i tordi» e infatti sono proprio loro i volatili che meglio si stanno adattando ai cambiamenti in atto in Val di Non.

«Il paesaggio della valle è sempre più caratterizzato dalla presenza di frutteti - aggiunge Pedrini - un ambiente sempre più artificiale e in questo contesto si stanno adattando perfettamente i tordi e i merli mentre stanno scomparendo i volatili “da prato” come le allodole e le quaglie. La ragione l’hanno rilevata anche i botanici: i prati della Val di Non con la concimazione intensiva realizzata con prodotti organici sta cambiando le caratteristiche stesse dei prati che sono sempre meno “fioriti” e sempre più “erbosi” e di conseguenza molti tipi di uccelli non riescono più a vivere al suolo su quelle superfici». «Ho paura - conclude la lettera del signor Widmann - che i bei tempi quando eravamo in piacevole e armoniosa compagnia con gli uccellini non tornino più qui da noi». Un timore che sentiamo di condividere appieno.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano