Il punto di ritrovo? Ora è sottoterra

Giovedì prossimo l’inaugurazione di «Chinaski» il circolo (Arci) nato dall’associazione Pequod: sarà al posto dell’ex «Inferno»


di Paolo Piffer


TRENTO. Sei ragazzi tra i 25 e i 35 anni. Equamente divisi tra laureati, diplomati all’istituto d’arte e studenti universitari. Che danno vita, a fine 2011, all’associazione Pequod, (come la mitica baleniera del Moby Dick melvilliano) che ora conta un centinaio di soci e si è affiliata all’Arci. Alla ricerca di un locale dove contaminare cultura umanistica e informatica, al passo coi tempi. Con un modello in testa, l’Arcipelago di via Belenzani, che fino ai primi anni Novanta fu uno dei luoghi di ritrovo culturali della città più frequentati e innovativi. Un sogno, ma anche un obiettivo preciso, che si sta traducendo in realtà, sottoterra. Giovedì prossimo (19 settembre, alle 20), in pieno centro storico, al civico numero 4 di via degli Orbi, è in programma la festa d’apertura del Circolo Chinaski, come l’alter ego del poeta e scrittore americano Charles Bukowski.

Sono tuttora in corso i lavori di risanamento di quello che una volta era l’Inferno (su progetto, al tempo, dell’architetto Leo Salvotti di cui rimane ben poco, se non i bagni), poi American White, in seguito Bahnhof, successivamente Radio Londra e, per ultimo, Vino&Sensi. Tanti i volontari impegnati nel liberare i locali interrati, mettere a posto, portare via laterizi, pulire, “costruire” gli spazi, impiantare il bancone del bar foderato da riproduzioni di fogli di giornale e con le nicchie decorate da foglie di rame. «Lavori in economia e con il contributo di molti - dice David Spigolon, il gestore, mentre il barista Gabriele Congiu dà gli ultimi ritocchi al bancone - con l’intenzione di resuscitare lo spirito dell’Arcipelago». Nell’entrata è stato recuperato il pavimento in porfido, qui si potranno svolgere piccole iniziative estemporanee. Scesa la rampa di scale dai gradoni in pietra, nei locali interrati rimangono i muri con i caratteristici “sassi” a vista.

Nel dedalo di stanze, una quindicina di tavoli in tutto, anche uno a ferro di cavallo, libreria, giornali, wi-fi, zona «morbida» con tappeti, tavolini bassi, cuscini e giardino zen che accompagna nel cuore pulsante del locale, dove è già stato installato il palco per i concerti - «solo acustici», precisa Spigolon - le rappresentazioni teatrali, le performance poetiche, i cineforum. «Un'altra delle nostre intenzioni - prosegue il gestore - è quella di coinvolgere i ricercatori del polo informatico di Povo proprio perché, ormai, la cultura si esprime anche in Rete, non solo attraverso i libri, le riviste, i giornali, ed è importante avere gli strumenti per conoscerla e riuscire ad usarla in maniera intelligente». Nel corridoio sono già posizionate alcune installazioni dell’artista Lorenzo Menguzzato (Lome), in prestito. Nella testa di chi porterà avanti il circolo diverse altre idee che intendono coinvolgere la città e che sono in via di elaborazione. Il programma è pure in fieri, «verrà volta per volta», afferma Spigolon. Per intanto, giovedì prossimo, sempre che non ci siano imprevisti, di sicuro si partirà col blues. Per entrare si dovrà acquistare la tessera, 5 euro per un anno. Il circolo Chinaski aprirà il pomeriggio fino a sera.

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