Stranieri

Il profugo-farmacista e la licenza negata «Non era residente»

La Provincia lo aveva invitato a scegliere una sede a Trento ma dopo una verifica con i ministeri ha cambiato idea



TRENTO. Nel suo paese, la Siria, il dottor Mohammad Mahloul El Zennar era titolare di una farmacia, questo fino a quando non è scoppiata la guerra civile e le condizioni non gli hanno più permesso di continuare il suo lavoro. Arriva in Italia e nel febbraio 2013 si iscrive all’Ordine dei farmacisti di Padova. In tasca ha un attestato di profugo, rilasciato dal ministero degli esteri, e il decreto del prefetto di Padova che riconosce il suo status. Un anno dopo decide di approfittare di una legge del 1981 che stabilisce che un profugo cittadino italiano, già titolare di una farmacia nel suo paese di provenienza, ha diritto ad ottenere, se fa domanda entro tre anni, l’autorizzazione ad aprire un farmacia, nei limiti della disponibilità della pianta organica e dopo che siano stati accertati tutti i requisiti. Nel caso di El Zennar i requisiti c’erano: l’uomo - residente a Padova - presenta domanda alla Provincia di Trento, al Friuli Venezia Giulia e all’Emilia Romagna.

La Provincia si informa sulla posizione delle altre due regioni: il Friuli comunica di aver chiesto accertamenti all’ambasciata italiana a Damasco, l’Emilia Romagna informa di non avere sedi disponibili sul proprio territorio. Il 6 maggio 2014 Piazza Dante comunica a El Zennar la disponibilità ad accogliere la sua domanda e gli chiede di scegliere una delle sedi farmaceutiche individuate secondo i parametri della riforma Monti: lui opta per l’Oltrefersina a Trento.

Ma a questo punto qualcosa cambia. Dopo un confronto con il servizio legislativo e l’avvocatura, la Provincia decide di sentire il ministero. Dal ministero della salute rispondono che la competenza è del Viminale, il Viminale - dopo mesi - che i benefici dello status di profugo sono affare delle amministrazioni locali, ma richiama la circostanza che il profugo al momento della domanda risiedeva a Padova. E così la Provincia cambia idea: «La domanda è da ritenersi viziata all’origine, la nostra amministrazione non è autorità competente». Richiesta respinta. Il farmacista ha chiesto di essere ascoltato ma la decisione è presa: la giunta lo ha deliberato lunedì.

(ch.be.)













Scuola & Ricerca

In primo piano