I tre stranieri espulsi dall’accoglienza 

La decisione di Rossi e Zeni. Lega e Fi attaccano. Pattini chiede l’esercito. Il Pd: «Non generalizzare»



TRENTO. Sono già stati espulsi dal programma di accoglienza della Provincia, i tre giovani nigeriani arrestati con l’accusa di aver violentato una connazionale, la sera del 24 novembre. Lo hanno deciso il presidente Ugo Rossi e l’assessore Luca Zeni che in una nota annunciano: «Si tratta di un fatto di una gravità assoluta. Proprio mentre stiamo lavorando per sensibilizzare tutta la comunità contro la violenza sulle donne, avviene una violenza gravissima. In questo caso poi si aggiunge l’amarezza in quanto commessa da persone ospiti della nostra comunità. Appena avuta notizia del fatto, è stata immediatamente revocata l'accoglienza ai due richiedenti asilo accusati della violenza. L'ospitalità all’interno della comunità trentina è condizionata imprescindibilmente al rispetto delle regole e su questo non possono essere fatte deroghe. Chi non rispetta le più basilari regole di convivenza non può essere ospite nel nostro territorio». Inutile dire che le forze di opposizione hanno sparato ad alzo zero. Il più lesto è stato Giacomo Bezzi che indica la causa: «La presenza ormai costante e numerosa di profughi e clandestini che sono liberi di aggirarsi liberamente remunerati con i soldi del programma protezione, stuprano le nostre donne e il PD Trentino dovrebbe preoccuparsi più di questa grave emergenza». La Lega Nord ha indetto una manifestazione per oggi alle 16 in via Fersina per chiedere l’espulsione dei violentatori. A Trento il capogruppo del Patt Alberto Pattini chiede l’intervento dell’esercito: «Altre città lo hanno fatto». Ferma condanna anche dal Pd Trentino, che rivolge però a tutti un appello: «Non facciamo di tutta l’erba un fascio, non trasformiamo in colpe collettive quelle che sono responsabilità penali personali - scrivono il segretario Italo Gilmozzi e il capogruppo Alessio Manica - quanto accaduto è un fatto gravissimo ma eccezionale che non può in alcun modo farci retrocedere da un progetto di accoglienza e integrazione».













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