Grandi elettori, Baratter al Pd: «Basta bandierine»

Il capogruppo Patt: «Non si può essere regionalisti secondo le convenienze» Ottobre: «Gravi pressioni». Rumors sul pressing di Renzi per avere più nomi Dem



TRENTO. Se sabato il governatore Ugo Rossi aveva provato a smorzare i toni («Nessuno vuole prove di forza»), ci pensa il Patt ad alzare i toni dello scontro interno alla maggioranza sui grandi elettori da inviare a Roma per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. «Basta piantare bandierine», avverte il capogruppo autonomista Lorenzo Baratter. E il deputato Mauro Ottobre parla di «gravi inaccettabili pressioni da parte del Pd»: «I membri del collegio dei grandi elettori non devono rappresentare un partito o una posizione di parte, ma devono costituire l’insieme di un’istituzione complessiva riunita per un fine unico e imparziale».

A due giorni dal consiglio regionale convocato mercoledì, il caso è tutt’altro che chiuso. Tra oggi e domani il centrosinistra autonomista dovrà trovare una soluzione. Il governatore Ugo Rossi non cede sulla proposta sua e di Kompatscher: Chiara Avanzo (Patt) e Thomas Widmann (Svp), presidente e vicepresidente del consiglio regionale. «È la prassi dal ’92», insiste, «e in questo modo si garantisce anche la rappresentanza di genere».

Ma il Pd non ci sta ad essere tagliato fuori, e ha messo sul tavolo la candidatura del presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti. I rumors dicono che dal Pd nazionale sarebbe in atto un pressing per avere più esponenti Dem possibile in parlamento. «La nostra è una rivendicazione politica», ha detto il vicepresidente Alessandro Olivi, «il Pd è il primo partito e una delle due gambe, insieme agli autonomisti, su cui si regge l’alleanza che governa le due Province autonome e la Regione».

La risposta del Patt è arrivata ieri per bocca di Lorenzo Baratter: «La designazione dei grandi elettori rischia di trasformarsi in una brutta partita a risiko, dove qualche partito ritiene di dover mettere le proprie bandierine. Credo invece che la scelta debba dimostrare innanzitutto l'unità regionale: questo è quanto è sempre accaduto, questo è quanto suggerisce la Conferenza delle Regioni, questo è quello che sta accadendo nelle altre Regioni: grandi elettori per la maggioranza vengono designati il presidente della giunta regionale e il presidente del consiglio regionale, che rappresentano politicamente tutta la maggioranza regionale. La priorità è rappresentare la Regione e non l'appartenenza partitica perché i tempi richiedono unità e non continui protagonismi e distinguo. La soluzione proposta da Rossi e Kompatscher rafforza il ruolo del consiglio, bene quindi Avanzo e Widmann. A chi non ha ancora compreso che questa è la via più ragionevole dico che non si può essere regionalisti a corrente alternata, a seconda delle convenienze». (ch.be.)

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