Forti, consegnato il dossier per l’Unesco

Trasferta romana dei curatori del progetto. Il timbro «patrimonio dell’umanità» porterebbe a triplicare i visitatori


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Il corposo dossier della candidatura Unesco per il “Sistema fortificato del Trentino” austro-ungariche trentine è stato consegnato. Giovedì mattina Sandro Flaim, Sovrintendente della Provincia per i Beni Architettonici e Archeologici, era a Roma presso gli uffici del Ministero dei beni Culturali deputati a raccogliere le proposte di siti da inserire nella cosiddetta “lista propositiva”, la «World Heritage List Unesco». C'era anche l'architetto Fiorenzo Meneghelli, curatore con Flaim del dossier, che era stato presentato ai primi di marzo in conferenza stampa. Ora l'iter sarà molto lungo, il Ministero valuterà tutto il materiale e l'opportunità di presentare la candidatura e poi eventualmente l'Unesco la valuterà a sua volta. Non si parla dunque di un esito positivo o negativo prima della fine del 2014.

Il dossier di candidatura scaturisce da dieci/quindici anni di lavoro sulla rete della Grande Guerra, ne costituisce però un'idea nuova, da alcuni esperti considerata fin troppo ambiziosa, che guarda anche oltre confine, nella prospettiva di costruire una «rete europea delle fortificazioni austro-ungariche», come spiega Sandro Flaim.

Il dossier presentato giovedì al Ministero propone 29 forti austro-ungarici presenti sul territorio trentino, collocati nella varie zone del territorio lungo le diverse “linee di sbarramento” e che si trovano oggi in condizioni molto diverse di conservazione e di fruizione. Si passa dal forte Belvedere (a Lavarone) ristrutturato e dotato di visite guidate e percorsi e che registra già ora 40.000 ingressi all'anno, al forte di Tenna, in Alta Valsugana, volutamente finora lasciato un rudere come scelta documentale, ad altri ancora che ospitano ristoranti o cantine vinicole accanto a spazi espositivi in diverse ale dell'edificio. La fase che è stata appena chiusa è stata soprattutto di carattere tecnico, con una valutazione del valore culturale dei beni che si propone di portare dentro il Patrimonio Unesco, ed anche di una stima, seppure molto grezza e prudenziale, sul numero di visitatori che potrebbero arrivare sotto un'egida così nota.

Il nostro giornale ha potuto visionare la tabella di stima che è stata predisposta per il dossier, nella quale per ciascuno dei 29 siti proposti si trova il numero attuale di visitatori annui e quello ipotizzabile se ci fosse una valorizzazione unitaria sotto l'Unesco. Si stima che attualmente i 29 siti proposti all'Unesco attirino fra i diecimila e i quasi novantunmila visitatori all'anno. Se gli stessi siti fossero Patrimonio Unesco e partisse il progetto di valorizzazione a cui si sta pensando (ma che è tutto da costruire), si ipotizza che potrebbero arrivare tra ottantacinquemila e 270mila visitatori. La differenza sarebbe, secondo questa stima, fra i settantamila e i 180mila visitatori.

Va ricordato però, come fanno notare gli analisti del turismo con cui abbiamo parlato, che non si tratta necessariamente di numeri da sovrapporre nel senso delle presenze turistiche, perché molti visitatori visiteranno più forti nella stessa vacanza, ad esempio. Allo stato attuale nessuno ha ancora fatto una stima di quanto costerebbe ristrutturare i forti ancora non ristrutturati, allestire quelli da destinare a visite e organizzarne la fruizione e il marketing. Nel frattempo prosegue il non facile lavoro di valorizzazione (anche turistica ed economica) anche del marchio Unesco per le Dolomiti e da poco è partito quello per valorizzare i siti palafitticoli alpini, entrati anch'essi nel 2011 nel Patrimonio Unesco.

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