Fondo Brancher, assalto al «tesoretto»

Presentati 206 progetti per 889 milioni di euro: ma quelli a disposizione sono solo 160


Paolo Morando


TRENTO. Un "tesoretto" di 160 milioni di euro. Da utilizzare per realizzare progetti presentati dai Comuni confinanti con Trentino e Alto Adige. Peccato che quelli presentati siano tanti, troppi. E soprattutto per un ammontare complessivo di 889 milioni di euro, quasi sei volte tanto la somma a disposizione. Non sarà una partita facile, quella dell'assegnazione dei finanziamenti del cosiddetto "Fondo Brancher", dal nome del presidente dell'Organismo d'indirizzo: l'ex prete ed ex dirigente Fininvest Aldo Brancher, deputato del Pdl e controverso ministro nell'estate del 2010 per appena 17 giorni.

Il maggior numero di progetti arriva dalla provincia di Belluno: 72 per 291.640.457 euro. Seguono i comuni bresciani (61 progetti per 312 milioni), quelli della provincia di Vicenza (34 per 145 milioni), Sondrio (24 per 37 milioni) e infine Verona (15 per 103 milioni). Un vero e proprio assalto insomma a un "tesoretto" istituito, come noto, per dare una risposta concreta alle minacce di "secessione" per via referendaria avviate da numerosi paesi veneti e lombardi confinanti con Alto Adige e soprattutto Trentino, da Lamon a Sovramonte, da Cortina d'Ampezzo ad Asiago, una ventata arrivata fino ai comuni lombardi Valvestino e Bagolino.

Ora si apre la partita relativa all'assegnazione dei fondi, dopo che in questi mesi (il termine per la presentazione delle richieste era il 30 giugno) i documenti presentati dai Comuni sono stati ordinati e catalogati: la valutazione qualitativa dei progetti avverrà entro la fine dell'anno, attraverso la nomina da parte dell'Organismo d'indirizzo (Odi) del Fondo di una Commissione approvazione progetti, una struttura dunque terza e indipendente (ma per statuto presieduta dallo stesso Brancher) a cui sarà affidato il compito di approvare annualmente i progetti e determinare i finanziamenti spettanti a ciascuno di essi. E qui sta il nodo della questione: il criterio di riparto dei fondi.

Già all'inizio dell'anno il presidente altoatesino Luis Durnwalder aveva buttato lì l'idea di dividere i finanziamenti tra i vari progetti. Come? Ovvio: i 40 milioni erogati da Bolzano per progetti presentati da Comuni confinanti con l'Alto Adige e quelli trentini per i progetti relativi ai propri confini. Idea che non è passata, per evidenti ragioni geografiche: i comuni confinanti con il Trentino sono infatti di molto superiori a quelli a ridosso dell'Alto Adige e il riparto sarebbe così risultato sproporzionato.

Ma la stessa logica, quella dell'assegnazione su base territoriale, rischia di ripresentarsi ora, al momento di valutare i progetti e assegnare i fondi. Non sarà semplice, infatti, non tenere in alcun modo conto della provenienza delle richieste, che come si è visto riguardano in modo estremamente diverso le diverse province confinanti sia per numero che per importi. Non a caso, proprio per evitare possibili forme di condizionamento (anche solo a livello psicologico), l'Organismo d'indirizzo ha analizzato i singoli progetti senza conoscerne la provenienza: un po' come avviene nei concorsi pubblici, quando gli elaborati vengono valutati tenendo separata l'identità dell'autore. Il che, peraltro, non è di per sé garanzia di un equo giudizio.

Che la questione sia delicata lo dimostrano anche le polemiche dei mesi scorsi, sollevate in particolare da Sergio Reolon, ex presidente della Provincia di Belluno e ora consigliere regionale veneto del Pd, circa "pellegrinaggi" di sindaci con il cappello in mano a Verona, dove ha sede l'Odi, o addirittura nella lussuosa villa di Brancher a Bardolino. Anche Mattia Losego, vicepresidente dell'Organismo di indirizzo, garantisce che non si terrà conto di criteri, per così dire, geografici: «Non sarebbe corretto - afferma - la valutazione sarà esclusivamente qualitativa in termini di ricadute sui territori in chiave di perequazione rispetto alle Province di Trento e Bolzano, per garantire nei comuni confinanti una qualità della vita sempre più simile a quelle di chi vive in Province autonome. E di pellegrinaggi da Brancher io non ho mai sentito parlare».

Il problema più urgente ora è però un altro: ottenere dal Ministero dell'economia quelle 15 persone in posizione "di comando" a Verona, previste come supporto tecnico organizzativo dell'Organismo d'indirizzo dallo stesso decreto istitutivo del Fondo dello scorso 14 gennaio, senza le quali sarà impossibile procedere alla fase finale. E dunque alla definizione della graduatoria di progetti. Si tratta dei tecnici che, ad esempio, dovrebbero svolgere sopralluoghi nelle aree interessate dagli interventi. E infatti si sta pensando a una via alternativa: una convenzione con il Ministero dello sviluppo economica per la creazione di un'agenzia strumentale "in house". Perché si sa: di questi tempi Tremonti i cordoni della borsa non li apre. E neppure quelli del ministero: finora ha concesso una sola persona.













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