Focolarini, da Trento la richiesta: «Chiara Lubich sia beata»

L’annuncio dato ieri in occasione della festa per i 70 anni dalla chiamata a Dio. «Un esempio di fraternità»


di Camilla Giovannini


TRENTO. Un fragoroso applauso ha accolto l’annuncio della presentazione da parte della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, della richiesta di avvio della causa di canonizzazione di Chiara Lubich, attesa da tanti focolarini. Un evento importante per la città di Trento, “conosciuta nel mondo come la città del Concilio, in primis, ma anche come città di Chiara”, ha spiegato l’Arcivescovo Bressan.

Sono, infatti, passati 70 anni dalla consacrazione di Chiara Lubich a Dio. Ieri pomeriggio, in un gremito auditorium Santa Chiara, il Movimento ha voluto ricordare “quell’avvenimento, grande ed importante per la Chiesa ma anche per la comunità trentina”, come lo ha definito il presidente Ugo Rossi nei suoi saluti.

Il rapporto tra Chiara Lubich e Trento, intesa come città e capitale sociale, è stato al centro degli interventi degli ospiti all’evento.

Alberto Pacher ha ricordato come sotto le bombe che si abbattevano inesorabili su Trento, Chiara e le sue compagne si spendessero per i poveri. Anche oggi c’è chi fa più fatica. “Sono le nuove povertà, quelle dei migranti, di chi perde il lavoro, delle famiglie afflitte dalle diverse dipendenze, come droga e gioco d’azzardo, che ne minano la serenità”.

“I beni non si muovono se non si muovono i cuori”, diceva Chiara Lubich parlando dell’economia di comunione, praticata oggi da 800 imprese. Diego Schelfi ha individuato delle analogie tra questa forma di produzione e la cooperazione trentina: idea di servizio, riferimento alla responsabilità sociale, obiettivo della crescita della comunità e comunione dei beni. Andrea Leonardi, docente di Storia dell’economia, ha sottolineato come Chiara Lubich, partendo dal patrimonio culturale trentino, lo abbia rafforzato, aprendosi al mondo, contribuendo al rafforzamento dell’ideale di fraternità tra gli uomini. In chiusura, il sindaco Alessandro Andreatta ha espresso il proprio auspicio perchè Trento possa diventare una città delle relazioni: tra generazioni diverse e tra trentini e nuovi arrivati. “Quando vedo alla scuola materna bambini provenienti da tre diversi continenti che si relazionano positivamente capisco che si può fare”.













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