Firme contro i privilegi: Alto Adige batte Trentino

Nella nostra provincia bene le zone di Pergine, Caldonazzo e Giudicarie ma oltre confine partecipazione più massiccia. Urne aperte in primavera


di Robert Tosin


TRENTO. Ventimila firme, ma l’Alto Adige è stato molto più reattivo nel sottoscrivere la proposta referendaria che vuole intaccare i privilegi pecuniari dei consiglieri regionali. I trentini si sono invece dimostrati più timidi. «Ma siamo contenti comunque del risultato raggiunto», dice Giovanna Giugni la consigliera comunale che tanto si è data da fare per sostenere la raccolta di firme a sostegno della proposta popolare di abrogare la legge che disciplina le indennità dei consiglieri regionali. «Ora daremo anche un’occhiata alla provenienza delle firme, tanto per capire la dislocazione geografica di chi ha voluto firmare. Il primo dato che balza in evidenza è quello della disparità tra le due province. Dall’Alto Adige non ci è tornato un solo modulo consegnato ai Comuni completamente in bianco. Dal Trentino invece sì, più di uno. Invece ai banchetti che abbiamo fatto nei principali centri c’è sempre stata la fila e abbiamo ottenuto un grande riscontro alla nostra campagna. In particolare a Pergine, a Caldonazzo e nelle Giudicarie. Ora vigileremo affinché l’iter non subisca intoppi. In giro per l’Italia ci sono referendum che restano in piedi per dieci anni, ma sono convinta che qui la volontà popolare sia chiarissima».

L’iter, appunto. Ora la palla passa alla Corte d’appello che dovrà formare un ufficio centrale per il referendum. A questo spetterà il compito di verificare le 20 mila firme raccolte, in modo da vistarne la regolarità. Il lavoro sarà compiuto entro quest’autunno. Poi toccherà all’ufficio di presidenza del consiglio regionale. Qui dovrà essere sancità l’ammissibilità dei quesiti referendari. I tempi prevedono una decisione entro il 31 dicembre. A questo punto si attenderà la fissazione della data. Per i referendum c’è una finestra specifica in primavera, tra marzo e aprile. Resta però l’incognita delle elezioni politiche che potrebbero proprio essere nella prossima primavera. «E’ difficile fare previsioni, ora. Ci fossero le politiche il referendum potrebbe slittare all’anno successivo, ma potrebbe anche esserci lo scioglimento anticipato di qualche consiglio provinciale. Restiamo a vedere. Ma una cosa è certa: l’iter è partito e non può essere fermato, quindi prima o poi gli elettori saranno chiamati a dare il loro parere su questo tema».

Il tempo c’è, invece, per discutere la proposta della presidente della Regione, Thaler, che questa settimana consegnerà ai consiglieri la bozza di un progetto che prevede il taglio della diaria e una revisione delle indennità, magari anticipando il referendum

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