L'incidente

Elicottero caduto, aperta un’indagine per disastro aereo

Il procuratore Gallina precisa: «Un atto dovuto. Sappiamo che l’attività dell’elisoccorso è tipicamente rischiosa». 



TRENTO. Disastro aereo. La Procura della Repubblica di Trento ha aperto un’indagine sull’incidente che domenica a Campiglio ha coinvolto l’Agusta Aw139 del nucleo elicotteri della Provincia. Un «atto dovuto», secondo il procuratore capo Marco Gallina.

Il fascicolo è in mano alla pm Nazzaro, che si avvarrà della collaborazione degli investigatori della stazione di Tione del Sagf, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, guidata dal maresciallo Bellagamba. Sarà la magistratura ordinaria (quindi la Procura, come detto) ad occuparsi dell’inchiesta sulle eventuali responsabilità derivate dal sinistro. Finalità preventive ha invece l’inchiesta di sicurezza aperta dall’Ansv, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, che ha inviato sul posto un team investigativo (ieri poco dopo mezzogiorno l’arrivo all’aeroporto Caproni).

Secondo il procuratore capo Gallina, è ragionevole pensare che, visto il coinvolgimento di autorità tecniche deputate, la Procura possa andare “al traino” delle prime, anche per non duplicare gli accertamenti tecnici. Così è avvenuto anche in passato, in numerosi casi analoghi. La Procura potrebbe cioè diventare il “braccio operativo” degli investigatori delle Fiamme Gialle.

Allo stato attuale, non è detto che venga disposta una perizia, conferma Gallina, che fa alcune riflessioni in termini generali sul caso: «Da quello che ho appreso per ora anch’io dalla stampa, non mi sembra che il sinistro sia stato cagionato da ipotesi di malfunzionamento. Ho letto le testimonianze sui giornali in cui l'equipaggio diceva: non vedevamo più nulla, a un certo punto ci siamo un po' spostati ed è stato fatale. Sembra quindi essersi trattato di un errore umano: si tratta poi di stabilire se è colposo oppure no».

Da qui l’ipotesi del disastro aereo. Ma la Procura ha ben presente quali siano i rischi connessi con il pilotaggio di un velivolo come quello caduto, che è preposto ad interventi di soccorso, non di rado estremi. «Se le condizioni di volo ci sono, l'elisoccorso deve intervenire. Si tratta di un'attività tipicamente rischiosa», sottolinea Gallina facendo riferimento anche alla distanza, molto ridotta, dalle pareti rocciose raggiunta per effettuare i recuperi.

L'elicottero del 118, come è ovvio, cerca di portarsi il più vicino possibile al luogo dove si trovano le persone da soccorrere: questo è il suo “compito istituzionale” ed è noto a tutti che, considerato il tipo di interventi, si possano verificare degli incidenti. Anche un’autoambulanza con le sirene attivate, d’altra parte, può incorrervi, ma l’obiettivo preordinato è quello di salvare vite, di farlo in zone anche impervie, e il più veloce possibile.

Quanto alla seconda inchiesta, quella condotta dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, il protocollo di gestione di eventi di questo tipo prevede una serie di accertamenti, che riguardano non solo il velivolo ma anche le condizioni psicofisiche delle persone coinvolte. In difesa degli “angeli del soccorso”, che ogni giorno rischiano la vita per salvare quelle degli altri, è intervenuto ieri Bruno Avi, comandante del Nucleo elicotteri provinciale: «La situazione ieri (domenica, ndr) era molto complessa sotto l'aspetto meteorologico - ha sottolineato - ed eravamo ad una quota molto elevata. Bisogna dire che un incidente può sempre capitare. Stiamo recuperando la scatola nera e vedremo nei prossimi giorni di fare chiarezza sulla dinamica dell'evento. Il comportamento del personale a bordo è stato però ineccepibile. Il pilota ha dato ordini ben precisi al tecnico di bordo affinché spegnesse i motori e tagliasse il carburante, e in seguito tutti si sono immediatamente attivati per recuperare il tecnico che era rimasto sotto l'elicottero. Possiamo dire che è andata bene».

L’elicottero, che attorno alle 13 doveva soccorrere una donna - la farmacista Nadia Bettotti - estratta da una valanga dal marito Mauro Bertagnolli nella zona di Campiglio, ha incocciato con il muso contro una sporgenza rocciosa, in condizioni di visibilità annullate dalla nuvola di neve sollevata dalle pale (fenomeno noto come whiteout). Quando il velivolo è caduto al suolo sul fianco destro, decisivo è stato il ruolo del copilota Fulgido Ferrari, che ha spento motori e carburante, poi ha soccorso il pilota Andrea Giacomoni, che era in mezzo alla neve, stordito, e ha recuperato, assieme all’infermiera Cristina Facinelli, il tecnico Andrea Gueresi rimasto con il casco incastrato sotto l’elicottero, scavando un buco nella neve. Ferrari ha anche trascinato lontano dal motore il medico Matteo Zucco, colui che ha riportato le ferite più gravi. Erano già a terra ma ancora agganciati al verricello Matteo Marsilletti, del Soccorso alpino, e Roberto Barbolini, tecnico cinofilo, trascinati per una trentina di metri.













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