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Don Lauro Tisi è il nuovo vescovo di Trento

Il vicario di monsignor Bressan scelto dal papa per guidare la Chiesa trentina: è uno dei più giovani d'Italia


di Danilo Fenner


TRENTO. Il nuovo inquilino del piano nobile del palazzo vescovile non dovrà fare molta strada. E' già lì. Quegli ambienti, quegli austeri saloni arredati con mobili antichi affacciati su piazza Fiera li frequenta e li conosce assai bene. A succedere a Bressan è infatti – sovvertendo regole non scritte, ma molto praticate – il suo stesso vice: monsignor Lauro Tisi, classe 1962. Che dell'Arcivescovo è stato per anni l'ombra, il braccio operativo, il factotum generale in campo amministrativo e pastorale.

Don Lauro Tisi è il nuovo vescovo di Trento

E' don Lauro Tisi il nuovo vescovo di Trento. L'annuncio è stato dato da parte del vescovo uscente, monsignor Luigi Bressan. Classe 1962, Lauro Tisi è nativo di Giustino: dallo stesso Bressan a don Ciotti, fino al sindaco di Trento Alessandro Andreatta ecco una carrellata di immagini del nuovo vescovo - L'ARTICOLO

La formalità dell'annuncio, lo scampanio festoso in cattedrale, le parole di circostanza pronunciate subito da tutti non hanno smorzato il senso di sorpresa generale. Lauro Tisi – che al “monsignor” preferisce di gran lunga il più semplice “don” – non figurava fra i pronostici come il più accreditato. A dire il vero, questo giornale l'aveva inserito fra i vescovabili, nella categoria “predicatore”. Ma senza troppa enfasi: prassi vuole che raramente un vicario venga nominato vescovo nella diocesi di appartenenza. In genere, si ricorre al vicario del vescovo uscente solo per situazioni “particolari”. Lo stesso papa Francesco, nel 2015, ha nominato solo tre vescovi già appartenenti alla diocesi di destinazione. E nessuno di questi era stato il vicario del vescovo uscente.

Ma si sa, il toto-vescovo è sempre esercizio rischioso, specie con questo pontefice. L'annuncio dunque ieri. Il dì delle “ceneri”. Data fortemente simbolica, naturalmente. Tra l'altro, proprio il giorno dopo il compleanno di monsignor Bressan. A un anno esatto esatto dalla “prorogatio” che Bressan aveva ottenuto dal Papa nel febbraio 2015, avendo raggiunto i 75 anni, la soglia dell'età pensionabile.

Che la nomina fosse nell'aria era palese da diverso tempo. Ne avevamo dato conto ampiamente nei giorni scorsi. Ma con un tale tasso di incertezza che potevano passare ancora diversi giorni, col rischio di sfibrare l'attesa della comunità dei fedeli. Invece, ieri mattina, la conferma che i giochi erano fatti: tutti convocati a mezzogiorno in punto nella sala Bernardo Clesio di via Barbacovi. I giornalisti ovviamente, ma anche una nutrita rappresentanza dei dipendenti della Curia. E alcuni parroci, fra cui don Andrea Decarli del Duomo e Santa Maria. L'immancabile don Giulio Viviani, grande cerimoniere del vescovo, uno che di nomine (papali) se ne intende avendone vissuta una da dentro le sale vaticane, quella di Benedetto XVI. E ancora il rettore del Seminario, il giovane (ed emozionato) don Tiziano Telch, alcuni religiosi.

Protocollo rigido, ma non troppo. A mezzogiorno in punto entra il vescovo uscente, accompagnato da Piergiorgio Franceschini, responsabile della comunicazione della Diocesi, e da don Alessandro Aste, che della Curia è il Cancelliere. E' toccato a lui, come da prassi, leggere l'annuncio vergato dal Papa. Poche parole, fino al tanto atteso nome: don Lauro Tisi. Un lungo “ohhh” in sala a precedere l'applauso. Forse liberatorio, chissà. Una sbirciatina sui volti dei presenti, specie dei dipendenti della Diocesi e dei preti, ci ha dato il segno di una generale soddisfazione. Vedremo poi quanto variegate sono le posizioni fra chi don Lauro ha avuto modo di conoscerlo bene in questi anni.

Monsignor Bressan, che d'ora in poi dovremo abituarci a nominare come “amministratore apostolico” della diocesi trentina (o vescovo uscente, of course), ha voluto prendere la parola per commentare la nomina. Niente discorsi a braccio, Bressan ha letto un testo scritto, dosando parole ed emozioni. Ha parlato di giornata storica per la chiesa e la comunità trentine, e come potrebbe essere altrimenti. Ha rammentato, senza mai citarsi, che “a una certa età si deve rimettere il mandato nelle mani del papa”. Ha rivelato anche un particolare finora inedito. Dal Vaticano gli era giunta già da mesi la rassicurazione: “Continui pure fino a Natale, il suo successore sarà nominato nei primi giorni del nuovo anno”. Per l'esattezza, al netto di una inevitabile trafila burocratica, un mese e mezzo dopo. Forse per dribblare il carnevale e consegnare il nuovo vescovo in un clima generale più austero. Bressan chiude il suo discorso mentre don Tisi si presenta nella sala del centro Bernardo Clesio e si accomoda in prima fila. Un coup de teatre ben riuscito. Con la ressa dei fotografi a immortalare, per la prima volta, i due vescovi insieme.

Don Lauro Tisi mette subito in chiaro, nel suo primo commento, quello che sarà probabilmente il senso di tutto il suo mandato nei prossimi anni. Lo fa con l'accenno, forte e insistito, all'uomo “ferito”. Immancabile il pensiero a papa Francesco, al suo stare vicino agli umili, al tema generale di quest'anno giubilare. Umiltà è il leit motiv delle prime dichiarazioni del nuovo vescovo. Da quell'incipit che resterà ormai negli annali della diocesi trentina (“Mai avrei immaginato di diventare vescovo”) alla precisazione, subito dopo, che “chi mi conosce bene sa che il mio più grande desiderio era quello di fare il parroco”.

Vicinanza alle persone deboli e ferite; umiltà; desiderio di continuare a sentirsi un parroco. Il Bergoglio-style c'è tutto, da subito.













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