Don Laghi, il parroco del ciclismo

Da un anno cura le anime in val dei Mocheni. Ora porterà anche il Giro del Trentino


Roberto Gerola


VALLE DEI MOCHENI. Primo anno di vita in valle dei Mocheni per don Daniele Laghi. Catapultato da Arco a Sant'Orsola, dall'ambiente giovanile dove era cappellano a parroco per quasi duemila anime. Un salto che lo ha fatto crescere in fretta.

Ed è lui l'artefice (o quasi) dell'arrivo di tappa del Giro del Trentino a Sant'Orsola. «Certo - dice - mi sono ritrovato di colpo ad avere tutti quei pensieri e preoccupazioni che un parroco ha e che prima evidentemente non avevo». Prete che mangiava pane e internet, ma anche pane e ciclismo. Ha mantenuto l'uno e l'altro. «Anche se vi dedico meno tempo di prima per ovvie ragioni - speiga -. Internet mi serve per i contatti. Gli stessi giovani in valle mi scrivono e chiedono come va e parliamo. Ma anche i contatti con gli sportivi avvengono con internet». E annuncia appunto l'evento che farà storia: «Il prossimo 18 aprile il Giro del Trentino farà tappa a Sant'Orsola. Se ne parlava da tempo e anch'io ho sostenuto appieno la candidatura muovendomi opportunamente. Adesso abbiamo avuto la conferma ufficiale dopo l'appoggio dei Comuni della valle, della Comunità, della Cassa rurale di Pergine. L'annuncio lo abbiamo dato in presenza dell'arcivescovo. C'era anche Mellarini».

Un colpo grosso che gli è valso parecchi punti in più di popolarità. Una popolarità che per la verità si è guadagnato praticamente subito, forse anche per l'età: 30 anni. «Non sono mancati momenti di panico - ha aggiunto - proprio perché mi sono ritrovato in un nuovo ruolo, più importante, più difficile, più di responsabilità, e, pensavo, anche da solo. Ma ho trovato invece un'ottima accoglienza da parte della gente. Con l'andar dei giorni, ho percepito la loro sensibilità, la loro generosità, la loro disponibilità. Anche nei confronti della mia famiglia».

E la gente segue il suo giovane don. «Devo dire di sì. Le iniziative e le proposte vengono accettate con entusiasmo. Vedo che con il dialogo, la gente si apre. Mi hanno parlato spesso di gente chiusa qui in valle. Ma devo dire invece che ho accertato il contrario. Forse, un tempo era così. Certamente, non ora e non con me». E non ci sono rimpianti. «No certo, anche se adesso la mia vita è totalmente cambiata rispetto ad un anno fa. Gli impegni sono aumentati, la gente richiede la mia presenza. Specialmente gli anziani. Se prima ne avevo una dozzina, ora sono tanti e tutti hanno bisogno di una parola, di un consiglio. E il tempo vola e le giornate sono corte». E con le messe si fanno i salti mortali: con sei parrocchie.. «Un accordo c'è. IL sabato sono a Palù e a Frassilongo; la domenica a Sant'Orsola, a Fierozzo (a turno a San Felice e a San Francesco), a Roveda (d'inverno) e a Kamaovrunt (d'estate). Adesso fortunatamente mi arriverà un supporto: don Giulio Andreatta, pinetano». C'è da correre, quindi... «Sì, però qualche ora me la prendo. Ogni tanto, ma mai di domenica, mi rilasso seguendo qualche gara ciclistica. Conosco Daniel Oss, ci sentiamo spesso, così come Stefano Casagranda a Borgo. Ma ho anche qualche incontro con altri sacerdoti. Sono utilissimi». Cioè? «Torno da una riunione con sacerdoti dell'ultimo decennio, tutti dai 25 ai 35 anni. Ci confrontiamo, parliamo delle nostre esperienze. Sono incontri serali mensili. Ma anche qui a Pergine, ci troviamo con alcuni sacerdoti del decanato».













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