Domeniche aperte, scatta la verifica sulla legge Olivi

I timori del Comune di Trento: «La Provincia sia con noi nei ricorsi delle catene nazionali». I rischi della riforma di fronte alla liberalizzazione di Monti


di Chiara Bert


TRENTO. Da una parte la liberalizzazione degli orari varata dal governo Monti, quella che, anche il 1° maggio, ha consentito ai negozi delle principali città di rimanere aperti. Dall’altra i ricorsi delle grandi catene - Pam, Oviesse e Upim - contro Provincia e Comune, per poter alzare le serrande anche di domenica. Sono i due fuochi tra cui si trova la legge trentina sul commercio, nota come riforma Olivi, che ha provato ad arginare le aperture indiscriminate dando ai Comuni la possibilità di regolamentare lo shopping festivo.

Il Tar ha fin qui dato ragione alla Provincia, respingendo i ricorsi della grande distribuzione contro l’ordinanza del Comune di Trento. Ma i tre gruppi nazionali hanno deciso di dare battaglia fino in fondo e di fronte all’esito molto più rischioso del Consiglio di Stato, l’amministrazione del capoluogo ha chiesto udienza in Piazza Dante. In un faccia a faccia svoltosi la scorsa settimana, il sindaco Alessandro Andreatta ha chiesto che la Provincia sia accanto al Comune nello scontro giudiziario. Palazzo Thun non vuole dunque rischiare di trovarsi da solo a fronteggiare le conseguenze economiche di una possibile (per molti «probabile») sconfitta al Consiglio di Stato.

La Provincia ha rassicurato e l’assessore Alessandro Olivi (vedi articolo a lato) torna a difendere con forza la sua legge. La norma di attuazione dà tempo 6 mesi per recepire la legge nazionale o per modificarla, termine che scadrà tra un mese e mezzo. Per Olivi ci sono ancora tutti i margini, anche alla luce dell’ordinanza del Tar, per tenere duro e rivendicare il modello commerciale che il Trentino si è dato: «Non vogliamo respingere la concorrenza, ma governarla. Ma per fare questo non servono sbandamenti preventivi, serve fare fronte comune».

Per capire fino a che punto il Trentino può spingersi sulla base delle proprie competenze legislative, e quando invece dovrà piegarsi al decreto «salva Italia», la Provincia si sta attrezzando con alcuni pareri di rango costituzionale e la prossima settimana ci sarà un incontro decisivo.

Il Comune si è messo in attesa e ha rinviato di due settimane la decisione sui ricorsi. Ma anche nella giunta Andreatta si confrontano sensibilità diverse. L’assessore alle attività economiche Fabiano Condini (Patt) non ha mai fatto mistero di una sua propensione ad una maggiore flessibilità: «Anche il Tar ha detto che la Provincia dovrà adeguarsi alla norma nazionale. Bolzano l’ha già recepita. Non possiamo considerarci una riserva indiana».

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