Disabili senza limiti Un documentario su Cattani e Caironi 

Il giornalista e l’atleta paralimpica sono i protagonisti del film “Niente sta scritto” realizzato da Marco Zuin


di Alice Sommavilla


TRENTO. Se è vero, come diceva il celebre regista cileno Patricio Guzman, che una comunità senza documentari è come una famiglia senza fotografie, l'album della nostra società si arricchisce di una nuova e preziosa istantanea. È infatti in uscita “Niente sta scritto”, docufilm di 50 minuti firmato da Marco Zuin e prodotto da Fondazione Fontana e Filmwork. Tema centrale del progetto è la diversità, ma sarebbe riduttivo e oltremodo sbagliato considerarlo solamente un racconto sulla disabilità fisica. Il documentario è stato infatti realizzato con lo scopo di veicolare un nuova modalità di approccio al “diverso”, promuovendo una cultura della conoscenza, della tolleranza e una maggiore inclusione sociale.

Un voluto messaggio di speranza che invita a non rassegnarsi, ma soprattutto a non dare mai le cose, specialmente quelle negative, per immutabili. Le sorprese nella vita sono sempre possibili, e con loro i cambiamenti. Lo sanno bene i due protagonisti del film, diversi per età, professione ed esperienze personali ma accomunati dalla consapevolezza di non essere dei disabili, ma prima di tutto delle persone. Uno di loro, Piergiorgio Cattani, giornalista trentino affetto da una grave malattia muscolare degenerativa, lo esprime molto chiaramente quando dice: «Io non sono un disabile che fa il giornalista, ma un giornalista che ha, purtroppo, delle difficoltà fisiche». Punto di vista condiviso anche dalla seconda protagonista, Martina Caironi, atleta paralimpica con protesi più veloce al mondo che ha nel suo palmarès numerosi record e vittorie. Durante i 50 minuti della proiezione, ambientata tra la realtà trentina e quella africana del Kenya, Giorgio e Martina si raccontano, allontanando l'attenzione dai loro “limiti” e mostrando la loro capacità di mettersi in gioco ed impegnarsi concretamente per migliorare la loro vita e quella degli altri. È questo tipo di energia positiva che, si augurano sia il regista Zuin che il direttore di Fondazione Fontana, Pierino Martinelli, potrebbe essere lo strumento necessario per poter guardare alla disabilità altrui con naturalezza e rispetto, e coinvolgere tutta la comunità diventando un vero e proprio modus vivendi.

Sara Fontana, assessore per le politiche giovanili, auspica che questo possa diventare una sorta di metodo pedagogico, che porterà negli istituti scolastici un nuovo approccio alla diversità. La diffusione del film nelle realtà scolastiche avrebbe di fatto un duplice vantaggio: in primis, spingerebbe i giovani ad un confronto diretto con situazioni spesso ancora oggetto di stigma e pregiudizio; in secondo luogo li spronerebbe ad un'analisi delle loro capacità personali. Il documentario ha ricevuto una medaglia di riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica per il suo importante valore educativo e sociale.













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