Dal garage sparisce mezzo milione di euro 

Furto ai danni di un imprenditore. Dopo mesi una donna confessa e restituisce 55 mila euro. E mette nei guai l’ex marito



TRENTO. Mezzo milione di euro nascosto sotto il sellino di un motorino, il furto, il ravvedimento e poi il dito puntato su altre due persone. C’è tutto questo nella vicenda che è finita davanti al giudice di Trento con un imputato sessantenne che è stato messo nei guai dall’ex moglie. E un altro sessantenne - la parte lesa - al quale manca all’appello quasi mezzo milione di euro. I risparmi di una vita che l’uomo - imprenditore della val Rendena - aveva deciso di non investire, di non lasciare in banca, ma di tenere prima in una cassaforte e poi nel sellino di un ciclomotore parcheggiato in garage. Si sentiva sicuro così, ma quello che è poi successo, gli ha dato torto. Sì perché un paio di anni fa i 510 mila euro sono all’improvviso spariti. Nessun segno di scasso sul portellone del garage (siamo in un condominio a Trento) ma segni evidenti invece sul motorino. Indicazione che qualcuno aveva alzato il sellino con la forza. E quel nascondiglio che doveva essere perfetto, era stato svuotato. C’era stata la denuncia e alcune indicazioni avevano portato a puntare il dito contro una partente della compagna del derubato. Che dopo mesi, forse per liberarsi la coscienza da un peso che sembrava insopportabile, ha confessato. Sì, ha detto hai derubati, i soldi li aveva presi lei. E per dimostrare che voleva ripianare i rapporti (e anche i «debiti») aveva riportato al legittimo proprietario poco meno di 55 mila euro. Tutto finito? Non proprio. Innanzitutto perché per arrivare alla cifra rubata mancavano centinaia di migliaia di euro e poi perché la donna avrebbe puntato il dito contro altri due uomini che avrebbero avuto parte integrante nel colpo. La posizione di uno di questi è stata archiviata mentre l’altro è l’attuale imputato per furto aggravato. Che è l’ex marito della donna pentita. Lei, fra parentesi, è uscita dal procedimento mediante un patteggiamento che si è conclusa con una sentenza ad alcuni mesi di libertà controllata. Patteggiamento nel corso del quale la donna nulla avrebbe detto contro il compagno. Ma lo avrebbe fatto in un incontro con il derubato. Incontro che - temporalmente - è molto vicino alla data in cui la donna ha avuto comunicazione della fine del suo matrimonio. Insomma, lasciata dal marito, lo avrebbe accusato di aver partecipato al furto da mezzo milione di euro. E di aver speso già tutto il denaro. Una posizione particolare quindi, quella dell’uomo, che si è affidato all’avvocato Stefano Frizzi per difendersi. Perché l’accusa di furto, la rifiuta categoricamente. Lui non ha mai avuto in mano quei soldi e il fatto che si trovi a rispondere per furto aggravato è il frutto di una «vendetta» da parte dell’ex moglie. Che quando ha saputo della separazione avrebbe reagito raccontando quello che ha raccontato.

Versioni divergenti, sulle quali sono stati degli accertamenti da parte della polizia giudiziaria che hanno portato al capo d’imputazione contro il sessantenne che ora dive difendersi in aula.













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