Consigliere comunale condannato per furto alla macchinetta del caffè

Franco Turri era accusato di averla scassinata dentro il municipio di Fondo, in Val di Non: bottino quasi 200 euro. Si è buscato tre mesi di reclusione. La difesa: non è vero niente



FONDO. Era accusato di aver scassinato le macchinette del caffè che si trovano in municipio. Un bottino non superiore ai 200 euro che, però, ha messo nei guai il consigliere comunale di Fondo Franco Turri che ieri è stato condannato dal giudice Francesco Forlenza a 3 mesi di reclusione per furto. Il consigliere comunale è stato giudicato con il rito abbreviato. La difesa ha sostenuto che non c’erano elementi sufficienti per considerare Turri colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Davide Ognibene, invece sosteneva che l’uomo avrebbe colpito almeno una decina di volte, soprattutto nelle ore serali e notturne. La difesa ha annunciato già ricorso in appello contro la sentenza del giudice Forlenza. Turri è un imprenditore molto noto in tutta l’alta Val di Non, oltre a essere consigliere comunale. La polizia locale era giunta a lui dopo una serie di appostamenti e lunghe indagini. Tutto era partito dopo che le macchinette del caffè del municipio erano state scassinate più volte a Fondo. In particolare, l’ondata di furti si sarebbe verificata soprattutto nell’inverno tra il 2012 e il 2013. In quei mesi le macchinette del caffè sarebbero state prese di mira almeno una decina di volte. Il bottino sarebbe stato di circa 200 euro. Le indagini sono partite anche per appurare il motivo di quelle incursioni notturne. Soprattutto, si cercava di scoprire come l’ignoto ladro potesse entrare in Municipio ed agire indisturbato.

Così i vigili urbani hanno iniziato le loro verifiche. Le indagini sono andate avanti per dei mesi. I vigili si sono appostati e hanno cercato di sorprendere il ladro. Poi, hanno inviato tutti gli elementi raccolti contro Turri in Procura. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e ieri si è tenuto il processo finito con la condanna a 3 mesi.













Scuola & Ricerca

In primo piano