Con la cedolare più case in affitto

Rigotti della Fimaa: «Il numero di contratti è salito del 20 per cento»


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Il miracolo della cedolare secca. Da quando è stata introdotta la nuova tassazione del 20 per cento sugli affitti, le locazioni sono aumentate del 20 per cento, come spiega Severino Rigotti, presidente degli agenti immobiliari della Fimaa: «Molti hanno deciso di mettere sul mercato appartamenti che prima preferivano tenere sfitti ad esempio, in attesa che il figlio si sposasse. Con la cedolare secca hanno trovato convenienza a mettere la casa sul mercato».

Rigotti spiega che, in genere, gli appartamenti messi in affitto grazie alla nuova tassazione prima erano vuoti: «I proprietari di casa preferivano tener vuoti gli appartamenti perché con la vecchia tassazione non restava nulla. Addirittura, c'erano persone che pagavano il 43 per cento sui redditi da locazione. Se a questa cifra, già altissima, si sommano le spese, si vede che dell'affitto non restava nulla o quasi. Per questo motivo chi aveva comprato una casa per i figli, ad esempio, preferiva tenerla libera e non darla in affitto. Adesso, invece, assistiamo a un nuovo fervore del mercato. Abbiamo calcolato che sono almeno un venti per cento in più i contratti d'affitto stipulati in questo periodo. Questo ha portato a un piccolo decremento dei prezzi, ma si tratta di poca cosa. Infatti, a Trento l'Università contribuisce a tenere alti i prezzi degli affitti».

Rigotti spiega che le case immesse sul mercato grazie alla cedolare secca prima erano vuote e non affittate in nero: «Qui a Trento il fenomeno del nero è molto piccolo. Inoltre, da pochi mesi il proprietario corre troppi rischi ad affittare in nero. Con le nuove norme, l'inquilino può denunciarlo all'Agenzia delle entrate e, in questo caso, otterrebbe un affitto pari a tre volte la rendita catastale. Per certi appartamenti, questo significa 90 euro al mese».

A fronte di una rinnovata vivacità del mercato, gli affitti restano, però, molto alti. Una recente ricerca della Uil, come spiega Walter Alotti, ha dimostrato come per le locazioni in Trentino se ne vada un terzo del reddito medio: «Grazie alla cedolare secca, che è comunque una forma di tassazione iniqua perché i più ricchi pagano come chi ha meno di loro, il mercato si è mosso. Si registra qualche opportunità di alloggio in più anche per le famiglie trentine e, in particolare, per quelle che troppo «benestanti» per accedere a un appartamento Itea e non abbastanza ricche per contrarre un mutuo». Insomma, la fascia grigia trae qualche beneficio, ma sempre a caro prezzo.

Alotti spiega che sul mercato degli affitti non è tempo di saldi: «Il peso di un affitto sul libero mercato in Trentino si aggira, per una famiglia media, intorno al 30 per cento del reddito e non rappresenta un investimento, ma un costo a perdere per le giovani coppie». Secondo il sesto rapporto della Uil su «Famiglia, reddito e casa» in media le famiglie italiane spendono per l'affitto 613,78 euro. Il costo mensile medio in Trentino è di 504,77 euro, mentre a Bolzano il costo medio è di 594,51 euro. Nelle grandi città e nelle città d'arte il costo lievita. Si arriva ai 1.324 euro di Roma e ai 1.129 di Venezia. Rigotti aggiunge che a Trento ormai si pagano dai 600 agli 800 euro al mese per un appartamento di due stanze. Per alloggi più grandi si arriva anche a 1.500 euro. Un costo proibitivo per molte famiglie.













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