Comunità, presidenti e giunte vanno all’attacco

Pronto un documento: «La Provincia trasferisca davvero poteri ai territori» Trotter: «Investitura dal basso o non hanno senso». Migazzi: «Spesa standard»


di Chiara Bert


TRENTO. Sulla riforma istituzionale presidenti e assessori delle Comunità di valle intendono farsi sentire parlando con una sola voce. Per questo hanno preparato un documento unitario di cui la prossima settimana metteranno a punto i dettagli prima di inviarlo alla giunta provinciale. Il succo politico della presa di posizione è il seguente: la Provincia abbia il coraggio di trasferire poteri decisionali ai territori, con ciò che ne consegue in termini di funzioni, risorse e personale da trasferire, ma anche di governance delle Comunità.

Approvata la Finanziaria - anche se il nuovo salasso in arrivo dal governo costringerà a rivedere i conti - la riforma istituzionale sarà uno dei primi scogli che misurerà la tenuta della coalizione di governo in Provincia. Come modificare la riforma del 2006? Tenere in piedi le Comunità, ma come? Abolire l’elezione diretta, come prevede la proposta Rossi-Daldoss? Da un lato c’è il pressing delle opposizioni e soprattutto dei sindaci, che chiedono di archiviare gli enti intermedi sostituendoli con Consorzi dei sindaci, dall’altra gli amministratori delle Comunità che rivendicano il loro ruolo e la necessità di un governo del territorio che vada oltre l’orizzonte dei Comuni. In mezzo ci sono i partiti: e se il Patt è schierato con Rossi e Daldoss, l’Upt difende invece l’impianto della riforma del 2006 mentre nel Pd convivono opinioni molto diverse e proprio su questa divisione punta a far leva il governatore.

Le neosegretarie di Pd e Upt, Giulia Robol e Donatella Conzatti, hanno chiesto che di riforma si discuta ad un tavolo di maggioranza. Anche i partiti dunque, che Rossi ha più volte bacchettato negli ultimi tempi esortandoli ad essere meno conservatori, non intendono essere bypassati. Così come i presidenti e gli amministratori di Comunità, che un mese fa a Pergine hanno messo a punto la loro strategia condividendo un documento politico. «Non una presa di posizione di difesa a priori delle Comunità», rivendica Cristiano Trotter, presidente (Upt) della Comunità del Primiero e assessore del Consiglio delle autonomie, «ma un’analisi dei punti di forza e di debolezza dei nuovi enti, che affronti il tema in termini un po’ più complessi della proposta originaria presentata dall’assessore Daldoss». «Perché la semplificazione - avverte Trotter - è nemica della migliore soluzione. In gioco non c’è il mantenimento delle Comunità di valle ma l’individuazione di strumenti concreti di governo del territorio».

«Il vero nodo, e il punto di partenza del nostro documento - spiega Trotter - è la capacità della Provincia di trasferire poteri ai territori, un processo di devoluzione previsto dalla riforma ma che si è fermato ben prima della metà». Solo dopo aver discusso di cosa dovranno essere e fare le Comunità, viene il tema della rappresentanza. «È chiaro - dice il presidente della Comunità del Primiero - che poteri decisionali di programmazione o li legittimi con un’investitura popolare dal basso o non hanno senso. Perché i sindaci sono legittimati per governare sul proprio Comune». «Nessuno - prosegue - mette in discussione il processo virtuoso di aggregazione dei Comuni, ma va sgombrato il campo da un equivoco: non c’è in atto una corsa alle fusioni, ci sono alcuni esempi virtuosi ma dai 217 di oggi non arriveremo a 100 Comuni in pochi anni. E dobbiamo anche uscire dall’equivoco dei costi: le strutture dei Comprensori sono state trasferite sulle Comunità, i costi istituzionali sono poco più di un milione all’anno».

Un altro presidente di Comunità, Alessio Migazzi (Val di Sole) proprio dai costi parte per dire che «la gestione dev’essere basata sulla spesa standard, no a Comuni da 1000 abitanti con 40 dipendenti». «Il nostro è un approccio costruttivo, non si può mettere in discussione quello che di buono è stato fatto, compreso un sistema di gestioni associate che è costato sangue, solo per rafforzare il consenso».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

società

In Trentino più famiglie unipersonali e con un solo genitore

L’analisi dell’Istituto di statistica per la Giornata internazionale delle famiglie: dimezzati i giovani sposati con figli (dal 44 al 21%), l’età media di uscita dal nucleo di origine è di 27,4 anni per i maschi e 25, 4 per le femmine (sotto la media italiana)