«Ciao amore mio, sei il nostro orgoglio» 

L’addio straziante della moglie a Bruno Paoli. Ai funerali centinaia di amici. Sulla bara il berretto della Polizia e la maglia della polisportiva


di Roberto Gerola


SANT’ORSOLA TERME. Con coraggio e forza, al termine del rito funebre, ha preso la parola anche Marta, la compagna di Bruno Paoli, la mamma dei suoi tre figli Enrico, Chiara e Alessio. «Ciao amore mio, ciao: ci sentiamo orgogliosi di te», sono state queste le sue ultime parole prima della sepoltura. Marta, di fronte a una chiesa gremita, a un sagrato altrettanto gremito di tanta gente della valle, soprattutto, ma anche di tantissimi poliziotti in divisa e in borghese ha ringraziato con parole semplici. «Grazie amici, grazie a tutti per la presenza nel momento in cui il mio, il nostro Bruno ci ha lasciato. Segno evidente che ha lasciato una traccia profonda e la cosa ci conforta, ci aiuta a proseguire. Grazie alla Polizia per esserci. Bruno era orgoglioso di appartenere al corpo ben oltre la professione». Davanti a lei, i figli, la cognata i suoceri nel primo banco; nell’altro le autorità istituzionali: il commissario Gioffré, il questore D’Ambrosio, il sindaco Ivano Fontanari. Dietro a loro, i vertici della Polizia tra di loro Capuano (dirigente compartimento stradale di Bolzano), Tognarelli (dirigente della Polstrada di Trento), Borgomeo (comandante della sottosezione autostradale, quella di Paoli) Federici (dirigente Coa), Zamparelli (direttore della scuola alpina di Moena), Russo (dirigente della Polizia Postale). Ma anche i i vertici dei carabinieri: il comandante provinciale Volpi, il comandante del reparto operativo Cuccurullo e Alessandro (comandante della Compagniadi Borgo). Quindi, il colonnello Ribaudo (comandante della Guardia di Finanza). Poi il comandante a Sant’Orsola maresciallo capo Iannece. Dentro in chiesa, attorno al feretro delegazioni di alpini, di vigili del fuoco, di atleti della Poli Bernstol, dello Sc Sant’Orsola, degli allievi pompieri, degli agenti di Polizia in congedo, di poliziotti in divisa. Il berretto sul feretro insieme alla maglia bianco-nera della Polisportiva, per dimostrare quanto grande era la sua passione per l’associazione, per l’azione di volontariato.

Il rito funebre è stato celebrata da don Daniele Laghi insieme al cappellano della Polizia (e parroco a Trento) don Lino Zatelli. Anche quest’ultimo ha avuto qualche parole per Marta e i suoi figli. È stato don Daniele il primo a ricordare la figura di Bruno. Il suo è stato un ricordo intenso: «Bruno era un uomo della famiglia: amava la casa, amava i figli, amava Marta; era un uomo della giustizia per apprezzata per il lavoro che svolgeva; era uomo del sociale per si dedicava allo sport nelle varie associazioni e alla comunità. Era un trascinatore della famiglia e dei giovani». Un pensiero anche a figli: «i tre boccioli sulla bara sono il vostro sorriso. Enrico ( è esempio di serietà ed accortezza per il suo comportamento».

Anche i colleghi hanno avuto parole di stima e di affetto perché Bruno sul lavoro, si era fatto benvolere e apprezzare. Sono state pronunciate farsi significative come «Grazie Bruno per aver attraversato le nostre vite». La commozione tra i banchi è stata generale.

Poi il corteo fino al cimitero con le corone, con il suo berretto posto su un cuscino, il saluto finale, il dolore dei figli.













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