«Chico libero: noi ci speriamo ancora» 

Il sit in a Roma. Un centinaio di persone ha dedicato la giornata di ieri a manifestare per il trentino in carcere negli Usa Fra loro tanti trentini ma anche persone arrivate da mezza Italia. E a sostegno di Forti scende in campo anche Jo Squillo



Trento. «Se c’è speranza? Speranza è una parola importante, e tante volte sono e siamo stati delusi dopo aver nutrito tanta speranza. Però per Chico siamo ancora qui. E ancora speriamo». Sono da poco passate le 18 e il gruppo di trentini scesi ieri a Roma per chiedere a gran voce - per l’ennesima volta - la libertà per Chico Forti, è in stazione a Termini per un panino prima di riprendere il treno. Una giornata lunga e intensa, quella vissuta nella capitale, ma il sentimento che prevale su tutti gli altri è quello della felicità. «Perché eravamo un centinaio - racconta Gianfranco Tonelli - e il numero può sembrare esiguo ma bisogna considerare che non tutti possono permettersi, anche economicamente, di sostenere il viaggio. C’è chi è arrivato dalla Sardegna, chi da Mestre, da Milano, da Napoli, da Torino, tutti nel nome di Chico Forti». Perché il fine, per tutti, è uno e uno solo: portare a casa Chico Forti che - spiegano - è stato ingiustamente condannato per un omicidio nel quale lui nulla centra. E così si va avanti e anche se è difficile dopo 20 anni avere ancora un po’ di speranza, questa c’è ancora. «Il sottosegretario Fraccaro - spiega ancora Tonelli - si è impegnato formalmente e anche il ministro Di Maio lo ha fatto. E quindi non restiamo qui per ricordare che c’è un trentino. c’è un italiano, che da anni è ingiustamente in carcere. E io resterò fino alla fine perché so che Chico è innocente e so che lui per me, ma anche per qualsiasi persona, farebbe le stesse cose, metterebbe lo stesso impegno». E per chi fino ad ora ha tradito le speranza, Tonelli ha solo una parola: «vergogna». Il sit in di ieri a Roma, vicino alla sede dell’ambasciata americana in Italia, non era una prese di posizione contro gli Usa ma «contro una scelta affrettata di un procuratore», come è stato spiegato. «Dalle sue e-mail si può notare e sentire quanto Chico sia stanco» avevano detto i sostenitori di Forti, «non ce la fa più e se non viene scagionato adesso, non ci sarà modo di risollevarsi per lui. Più di una volta siamo andati a trovarlo e l’ambiente in cui si trova è invivibile: sopravvivere diventa una guerra giornaliera», avevano aggiunto i familiari. E anche ieri, a Roma, in prima fila c’era lo zio Gianni che non ha passato un giorno senza occuparsi di Chico. Ma la mobilitazione è importante e coinvolge anche diverse persone note. L’ultima in ordine di tempo è Jo Squillo che in un suo post su Facebook, con tanto di foto, racconta che «la settimana scorsa sono stata a trovare Chico Forti in prigione, Ho pranzato con lui e passato alcune ore a parlare delle cose da fare». Ieri, con il presidente della repubblica Mattarella a Trento, c’è stato un piccolo sit in anche in centro a Trento, in via Belenzani.













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