Centrali, più 20% di produzione Incasso di 30 milioni in 5 anni

La Provincia interverrà sui quantitativi d’acqua dei fiumi, ma stop a nuove concessioni se la qualità non è buona. Gilmozzi: «Parte degli introiti andranno ad investimenti e politiche sociali»



TRENTO. La Provincia ha deciso di aumentare la produzione idroelettrica incrementando del 20% la possibilità per le centrali di utilizzo dell’acqua. Lo ha annunciato ieri l’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, presentando il nuovo Piano di tutela delle acque approvato dalla giunta, un documento di pianificazione che da un lato descrive la qualità dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee e dall’altro contiene le misure per risanarli o mantenere buono lo stato chimico ed ecologico. Gilmozzi ha spiegato che per aumentare la produzione idroelettrica saranno a breve rivisti - con una delibera ad hoc - i valori del Deflusso minimo vitale, ovvero il quantitativo di acqua che deve necessariamente essere garantito per assicurare la sopravvivenza delle comunità biologiche acquatiche. Una battaglia ambientalista di 15 anni fa, quella per garantire il deflusso minimo vitale. Ma «dall’imposizione del Dmv alle grandi concessioni idroelettriche, sono stati svolti studi e monitoraggi più approfonditi, che hanno incrementato le conoscenze rispetto al passato e proponendo scenari diversi per l’utilizzo della risorsa idrica. È anche sulla base di questi strumenti che oggi è possibile ipotizzare la revisione dei valori, un processo che sarà oggetto di accordo con i concessionari e affiancato dal monitoraggio degli effetti sulla qualità delle acque: questo - ha spiegato l’assessore - consentirà un parziale recupero della capacità produttiva da parte del sistema idroelettrico trentino, nel rispetto del decreto Burden Sharing del 2012 che impone anche alla Provincia l’incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020». L’ipotesi è che da questa operazione si possano incassare circa 30 milioni di euro in 5 anni, ma Gilmozzi ha chiarito che la giunta farà in modo che i maggiori proventi economici non vadano a beneficio esclusivo delle società idroelettriche, ma possano ricadere anche sulla collettività e quindi utilizzati da Provincia e Comuni per investimenti e politiche sociali.

In generale ciò che emerge dal piano è che gli spazi per nuovi sfruttamenti idroelettrici sono bassi: dopo la moratoria del 2014 per le domande sui principali corsi d’acqua, il nuovo piano vieta nuove concessioni per i fiumi in stato di qualità inferiore a «buono» e detta precise prescrizioni per le nuove centraline: dovranno essere progettate solo sui tratti dov’è presente una portata adeguata, non dovranno determinare alterazioni delle falde idriche sotterranee tali da compromettere le colture di pregio e gli insediamenti civili, dovranno essere compatibili con altri utilizzi dei corsi d'acqua, tra i quali la pesca e gli sport acquatici come rafting, canoa e kayak. Per le domande pendenti al 30 settembre 2014 continuerà però ad applicarsi il vecchio piano. Gilmozzi ha citato la contestata domanda di concessione di Aquafil lungo l’Adige, chiarendo che al momento non c’è alcuna domanda depositata in Provincia: «Un’eventuale centralina dovrà essere sotto i 3 mila metri cubi e i rischi riguardano l’impatto ambientale e la possibilità che, mettendo una barriera, si alzi la falda con rischi per le case e le coltivazioni». Per quanto riguarda il Noce in val di Sole, la priorità è stata data alla navigabilità: stop a nuove concessioni, sì all’uso ricreativo per 30 chilometri di rafting.

(ch.be.)













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