Caso Andrighi, bufera sulle ricerche

L'accusa: la protezione civile non ha gradito l'intervento «bresciano»


Gianfranco Piccoli


VERMIGLIO. «Pompieri diffidati dal partecipare alle ricerche di Flavio Andrighi nel lago di Santa Giustina». È l'accusa mossa dal consigliere della Lega Nord, Franca Penasa, e formalizzata ieri in aula durante il «question time». Alla base dell'atteggiamento dei vertici della protezione civile ci sarebbe stato il «fastidio» per la richiesta di aiuto che la famiglia di Flavio Andrighi ha presentato al gruppo Sebino di Pisogne, volontari della protezione civile specializzati nelle ricerche in acqua. Gli stessi che dieci anni fa hanno trovato il corpo del piccolo Sebastiano Ghirardini.

La «sensazione» di fastidio è stata chiaramente avvertita anche dai familiari del trentunenne di Vermiglio, ritrovato il 5 novembre nel lago di Santa Giustina. Per la cronaca: da due pompieri di Caldes fuori servizio e impegnati in ricerche private con una barca messa a disposizione da un privato. «Quando abbiamo chiesto l'intervento del gruppo Sebino - spiega Patrizia Andrighi - ho ricevuto una telefonata dalla protezione civile trentina in cui mi chiedevano spiegazioni su come e perché li avessimo contattati. Mi hanno anche detto che in Trentino ci sono 4.500 volontari in grado di operare e a quel punto ho replicato che li impiegassero per cercare mio fratello».

Il gruppo Sebino ha partecipato alle ricerche ufficiali, ma solo per un giorno: «La protezione civile trentina ci ha autorizzati per un solo giorno, nel corso di una ampia manovra organizzata nel lago di Santa Giustina - conferma il responsabile del gruppo, Remo Bonetti - in realtà noi siamo rimasti in tutto nove giorni, partecipando a titolo privato». Non un'accoglienza, quindi, a braccia aperte.

«Noi sapevamo - continua Patrizia Andrighi - che era necessario perlustrare ogni giorno, per un'ora, lo specchio d'acqua, per evitare che il corpo di mio fratello, una volta affiorato, potesse essere inghiottito dall'acqua. Ho personalmente contattato tutti i corpi dei pompieri volontari della val di Non che hanno a disposizione una barca e gli ispettori di zona: non mi hanno mai risposto. Perché? Tanto che io personalmente sono uscita sul lago, con una barca messa a disposizione da un privato. Non auguro a nessuno di provare quello che ha provato la mia famiglia: la sensazione - conclude Patrizia Andrighi - di non essere aiutati».

Per il vice presidente della giunta, Alberto Pacher, non è successo nulla di strano: ha ricordato in aula, rispondendo alla Penasa, che per le ricerche esistono regole precise e che nel caso specifico si sono svolte per 35 giorni con il coinvolgimento di numerosi pompieri e del gruppo Pisogne. Di certo c'è che la vicenda ha lasciato una scia di amarezza in molti vigili delle valli di Sole e Non.













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