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Bypass, la marcia No Tav a Trento

 Si aspetta la sentenza del Tar. Il movimento anti-circonvallazione ferroviaria in tribunale e in piazza: protesta il 17 dicembre 


ANDREA TOMASI


TRENTO. Nuova protesta dei No Tav, che marciano in piazza come nelle aule giudiziarie. Il 17 dicembre a Trento si terrà una manifestazione di piazza per fermare il progetto di circonvallazione ferroviaria. Il movimento - sempre più eterogeneo, composto da cittadini che si oppongono al piano della Rete ferroviaria italiana – si muove in strada, si fa sentire nei palazzi della politica e in quelli della giustizia. In gennaio gli avvocati Vanni Ceola e Marco Cianci hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica per il rischio di disastro ambientale nei terreni ex Sloi e Carbochimica di Trento Nord, interessati dal passaggio della linea ferroviaria. E poi c’è la giustizia amministrativa. Per la fine della settimana è attesa la decisione del Tar proprio sulla questione bypass (la sentenza era prevista per ieri, ma è stata rimandata per indisposizione di uno dei membri del collegio giudicante). Tutti con il fiato sospeso per una decisione che potrebbe cambiare le carte in tavola. Si tratta di un ricorso con istanza cautelare promosso dagli avvocati Fabrizio Lofoco e Giacomo Sgobba per conto di 23 cittadini trentini direttamente interessati: gente che abita nella zona del tracciato, alcuni dei quali sottoposti ad espropriazione ed abbattimento delle proprie case. Parliamo del progetto di circonvallazione ferroviaria di Trento, titanica opera da oltre 1 miliardo e 200 milioni, finanziata con 930 milioni con i fondi Pnrr: 14 chilometri, di cui 11 in galleria, sotto la città e la collina.

Oggetto dell’istanza ai giudici amministrativi è la determinazione finale della Conferenza dei servizi, in cui non si sarebbero prese in considerazione tutte le criticità fatte emergere in materia di sicurezza ambientale dagli organi preposti, in primis Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente). E poi c’è il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici con l’indicazione a Rfi (Rete ferroviaria italiana) delle ipotesi alternative di tracciato: vie alternative che – e stiamo sempre riassumendo la posizione dei ricorrenti – potrebbero evitare rischi geologici sulla montagna, la Marzola, interessata da un fronte franoso che, sul medio lungo periodo, potrebbe causare più di una difficoltà a Rfi.

Vedremo quale sarà l’iter sul piano giudiziario. Intanto in questo “autunno caldo” - fatto di famiglie preoccupate per il proprio futuro e arrabbiate con la pubblica amministrazione, intesa come Provincia autonoma e anche come Comune di Trento ,che ha avallato l’intera operazione ferroviaria anche in nome del tanto caro progetto di interramento della stazione ferroviaria – si prepara una manifestazione che vedrà il movimento No Tav sfilare sotto le finestre degli uffici del governatore Maurizio Fugatti e del sindaco Franco Ianeselli, con una puntata in zona mercatini di Natale dove in vece si promuove l’immagine della città dolomitica, mitteleuropea ed ecofriendly. I No Tav trentini stanno cercando di evidenziare le contraddizioni di una mega opera che – evidenziano – non tiene conto delle fragilità geologiche del territorio e della presenza dei veleni industriali depositati nei terreni di Trento Nord. Dal ricorso al Tar: «A fronte delle ridette richieste del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, Rfi non ha mai riscontrato positivamente, non dando corso alle “modifiche necessarie ai fini dell’espressione del parere in senso favorevole”.

Ciononostante, e con sorprendente contraddittorietà, il Consiglio Superiore ha espresso parere positivo, in seconda battuta, abdicando incomprensibilmente agli obblighi gravanti sullo stesso per legge (…) L’interferenza è tale da aver imposto al Consiglio di richiedere a Rfi di ipotizzare un diverso tracciato, cosa della quale non solo non vi è la benché minima traccia ma - circostanza ancora più grave- non sarà più possibile dopo l’approvazione addivenuta nell’agosto 2022 (...). Come se non bastasse, il Consiglio Superiore aveva anche raccomandato nel suo primo parere di progettare un tracciato più profondo che non presentasse tali interferenze: eppure, in maniera contraddittoria e grandemente pericolosa per l’intera città, nel suo parere conclusivo lo stesso opta di non esercitare quanto previsto dall’art. 44 comma 6, ovvero pronunciando un parere sfavorevole, se non imponendo modifiche e integrazioni al progetto, violando le disposizioni normative che hanno stabilito detto potere e sviandone le finalità nel suo concreto esercizio (…)»

Nell’istanza depositata al Tar si spiegan che « Rfi ha predisposto solo un resoconto di ciò che è avvenuto nel 2003 di confronto tra due alternative progettuali in destra Adige e in sinistra Adige, del tutto differenti dalla scelta del tracciato attuale. Non è stata effettuata alcuna valutazione di confronto fra il tracciato scelto - che passa all’interno della città - e un qualunque altro tracciato alternativo. Manca del tutto il doveroso confronto tra le alternative progettuali, indispensabile secondo le prescrizioni delle linee guida».













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