Bruno, addio al murale. Ma risorgerà

L’assessore provinciale Gilmozzi: «L’ex Dogana va demolita. Un’opera nuova nell’edificio che prenderà il suo posto»


di Luca Marognoli


TRENTO. Il grande orso dell’ex centro sociale Bruno ha i giorni contati. La Provincia aspetta il via libera del Comune per abbattere l’edificio dell’ex Dogana, che finirà alla Federazione delle cooperative in cambio dell’area ex Italcementi. Il plantigrado di vernice realizzato dal messicano Omar Garcia Cruz e dal catalano Jordi Galindo sembra quindi destinato a fare la stessa fine di quello in carne e ossa, che fu ucciso da una doppietta tedesca nel 2006, in Baviera.

Nelle scorse settimane si erano levate voci in difesa del murale, che ha portato un tocco di colore in una parte della città decisamente grigia. Nel corso degli anni anche chi non aveva in simpatia i ragazzi del centro sociale era stato costretto ad ammettere che le fauci del grande orso aperte sulla porta d’ingresso dell’edificio, e, sui lati, l’affresco delle montagne trentine, avevano il loro fascino. E non si trattava di decidere se fosse un’opera di pregio artistico oppure no (sebbene la “street art” abbia ormai una sua dignità consolidata), quanto di riconoscere che quella facciata fosse entrata ormai a far parte del panorama urbano. Al pari di un monumento.

Mauro Gilmozzi, assessore provinciale ai lavori pubblici, non dà speranze a chi finora si era illuso di salvare “la pelle dell’orso”. Che - conferma - finirà presto in macerie. Il simbolo del centro sociale trentino potrebbe però avere una “seconda vita”. Ricordate il “povero” Bruno? Due anni dopo la sua eliminazione, senza tanti complimenti nè dibattiti sui pro e sui contro, era diventato - impagliato come si deve - l’attrazione del museo "Mensch und Natur" di Monaco di Baviera, al castello di Nymphenburg, affollato all’apertura da ben 3 mila visitatori.

Anche “ad imperitura memoria” dell’affresco potrebbe restare qualcosa. Non si sa ancora cosa, ma Gilmozzi si sbilancia in una mezza promessa: la nuova struttura che sorgerà all’ex Dogana potrebbe avere al suo interno, o al suo esterno, un qualche elemento che ricordi il murale, realizzato magari dagli stessi artisti. Uno di loro, tra l’altro, Jordi Galindo, si era stabilito a Margone di Vezzano, dove aveva trovato l’amore e affrescato le facciate di dodici case del paesino, trasformandolo in una piccola cittadella dei murales.

«Conservare l’orso? Io credo che non sia considerata questa ipotesi: l'immobile deve essere abbattuto», premette Gilmozzi. «Se vogliamo possiamo rifarlo, anche nella nuova sede. Siamo di fronte a un artista di talento, che ha affrescato anche le gallerie di Piedicastello, e può ripetere l’opera. Ma non mi pare che il mantenimento della struttura sia compatibile tecnicamente con il progetto che interessa l’area. Lì deve essere tirato via tutto...».

Su questo punto non sembrano esserci margini di trattativa. «La superficie deve essere utilizzata interamente. Si pensi al garage e agli interrati. Ciò significa che si deve passare necessariamente per la demolizione. Cosa che faremo, chiedendo una procedura particolare. Noi siamo pronti ad agire anche domani: basta che il Comune ci dia il permesso. Serve infatti una concessione edilizia anche per l'abbattimento. C'è un ragionamento in atto fra la Provincia e Palazzo Thun per capire se la demolizione si possa fare subito, a prescindere dal piano attuativo che dovrà essere realizzato successivamente».

Da tempo l’ex Dogana è frequentata da senzatetto e persone ai margini. Anche per questo Piazza Dante vorrebbe accelerare i tempi. «Quella non può restare una zona degradata», commenta l’assessore. Che lascia la porta aperta invece ad un’opera “commemorativa”. «Per ricordare questa breve parentesi nella storia dell'edificio, possiamo pensare a valorizzare l’autore del murale nella ricostruzione. Come è noto, una parte del finanziamento può essere riservata alle opere d’arte. Una sensibilità che potrà svilupparsi assieme al piano attuativo. Senza continuare a porre vincoli su un edificio che non ha particolare valore».

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