Brucia la mansarda dell’hotel El Mondin

L’allarme è stato lanciato alle 9 e 30 dal figlio di 5 anni del proprietario. Danni ingenti, pompieri al lavoro per 10 ore


di Raffaele Bonaccorso


TRANSACQUA. Il fumo si vedeva dal fondo alla valle. «Sembrava come fosse un fungo di una atomica», ha detto un ragazzo di Imer. Ed era vero. Le fiamme in men che non si dica hanno avvolto tutto il soffitto e le camere del sottotetto dell’albergo ristorante “El Mondin”, sulle parti alte di Transacqua. I proprietari, messi in allarme dal loro figlio di appena 5 anni, sceso dall’appartamento al piano superiore dicendo «papà c’è fuoco», hanno chiamato subito i vigili del fuoco del Consorzio di Primiero.

Erano circa le 9.30 e il fumo, come detto, si vedeva da tutta la valle. I pompieri arrivati sul posto, come primo intoppo hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di trovare acqua A sufficienza. Quella delle autobotti non bastava assolutamente ed ecco allora che sono state stesi metri e metri di manichette per andarla a prenderlà dove c’era. Man mano che arrivavano i vigili del fuoco degli altri corpi, si organizzavano i compiti. Alla fine sono intervenuti, oltre ai pompieri del Consorzio di Primiero, quelli di Mezzano, Imer, Canal San Bovo, San Martino di Castrozza, Sagron Mis e perfino quelli permanenti di Feltre, oltre 70 vigili del fuoco che hanno fatto di tutto per avere ragione delle fiamme e limitare il più possibile i danni. A coadiuvare il lavoro sono intervenuti carabinieri e polizia locale che ha dovuto disciplinare il traffico, poiché le stradine adiacenti meta di tanti curiosi attirati dal fumo.

Le fiamme sono partite dall’appartamento nella mansarda abitato dai proprietari e si è esteso subito al tetto, alimentato dal tanto materiale in legno. È il legno, infatti, a farla da padrone nelle case tipiche del luogo. Oltre alla struttura portante, le travi, il soffitto, infatti, ne sono rivestite alcune camere e di legno sono tutte le imposte, che la furia del fuoco ha sbriciolato. Ma di legno sono i balconi, anch’essi rimasti, nella parte più colpita della casa, come monconi anneriti.

Ma le fiamme alte hanno fatto prendere fuoco al tetto della costruzione adiacente, collegata alla prima. Ma le costruzioni collegate fra loro sono diverse: la struttura che accoglie il salone da pranzo nella parte anteriore, le abitazioni destinate a camere per gli ospiti, l’abitazione degli altri figli più grandi: un complesso che rischiava di andare tutto a fuoco. Ecco perché una delle prime azioni dei vigili è stata quella di creare spazi, in modo da fare da barriera e interrompere le fiamme lungo i tetti. Operazione riuscita tanto che la parte inferiore dell’edificio è rimasta indenne. E questo nonostante la furia del fuoco che per come si stava sviluppando, non sembrava poter lasciar scampo.

È stato un lavoro duro per i vigili del fuoco intervenuti. Infatti, una volta avuta ragione sulle fiamme nella tarda mattinata, il loro compito è continuato per tutto il pomeriggio e fino a tarda sera. C’era, infatti, da bonificare l’intero complesso, visto che fino a tardi si notavano qua e la piccoli focolai. C’erano poi da abbattere le strutture pericolanti, da trasferire masserizie, da rimettere a posto le tegole tolte per precauzione, da fare i sopralluoghi assieme ai periti venuti appositamente da Trento. Un impegno di oltre 10 ore filate, senza soste, con tutti i materiali, le attrezzature e i mezzi disponibili, dalle maschere anti gas, alle tute speciali, dalle autobotti di tutte le dimensioni alla autogru “snorkel” che riesce a muoversi in tutti gli ambiti.

Per quanto riguarda le cause, i periti e i responsabili locali non hanno voluto pronunciarsi, rimandando ai risultati delle perizie che sono state avviate. Sembrerebbe comunque che le fiamme siano partite dalla mansarda dove era accesa una “stufa a olle”. Quindi che la stufa o il camino hanno avuto la loro parte nell’origine delle fiamme e che il fuoco si sia propagato lungo intercapedini e spazi per l’isolamento del tetto per poi “esplodere” tutto d’un colpo, è da verificare e lo faranno i periti. Quello che è certo è che i danni sono stati ingenti (si parla di oltre 500 mila euro).

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