Bimbi intossicati, sui pomodori non c’erano fitofarmaci

Nelle prossime ore i risultati delle analisi sui campioni. L’assessore Sirotti: «La Comunità non c’entra con quanto accaduto»


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Sui pomodorini distribuiti venerdì mattina agli scolari delle elementari del Collegio Arcivescovile non è stata rilevata la presenza di sostanze chimiche. Questa, per ora, è l’unica notizia trapelata dai laboratori d’analisi a cui gli ispettori dell’Ufficio Igiene provinciale hanno inviato i campioni raccolti subito dopo il malessere accusato da trenta bambini e due insegnanti. Bruciore alla gola, mal di stomaco e conati di vomito, insomma, non sarebbero stati causati da fitofarmaci o altri prodotti utilizzati in agricoltura per proteggere la verdura dai parassiti. I pomodori, d’altra parte, erano “biologici” e la presenza di sostanze chimiche sarebbe risultata alquanto anomala.

Per sapere con precisione cosa abbia causato l’intossicazione, però, bisognerà attendere ancora qualche giorno per i risultati completi delle analisi compiuti dall’Arpav di Verona, cui i campioni sono stati inviati. Si tratta degli stessi laboratori in cui sono arrivati, qualche ora prima di quelli trentini, i campioni prelevati nelle scuole di sei comuni padovani, dove ben 130 bimbi hanno accusato gli stessi sintomi dei loro coetanei roveretani. In Veneto, si stanno registrando parecchi malumori tra i genitori degli scolari che, già da tempo, di fronte alla scarsa qualità e il pessimo stato di conservazione dei prodotti distribuiti nell’ambito del progetto «Frutta nella scuole», avevano chiesto di sospendere l’iniziativa. Richiesta che non era stata accolta: naturale che quanto accaduto l’altro giorno abbia parecchio esasperato gli animi.

Rammaricata per l’episodio l’assessore comunale all’istruzione Giovanna Sirotti che assicura il massimo impegno per risalire alle cause del problema. «Va detto – precisa – che a rifornire le nostre mense scolastiche è la Comunità di Valle e, quindi, i prodotti sono diversi da quelli distribuiti dal ministero nell’ambito del progetto. La Comunità, quindi, non ha alcun ruolo o responsabilità. So che proprio tra il ministero e la Provincia di Trento era stato stipulato un accordo per garantire che frutta e verdura fossero a chilometri zero. Per pomodori e arance questo non è stato possibile. Cos’è accaduto? Difficile dirlo ora, forse alcune delle partite avevano problemi». Una cosa, però, Sirotti tiene a sottolinearla. «Il progetto “Frutta nelle scuole” punta a modificare le abitudini alimentari dei giovani, spesso orientati a nutrirsi di merendine e di prodotti confezionati e zeppi di conservanti. La mia speranza è che un pur spiacevolissimo episodio come quello avvenuto all’Arcivescovile non freni questo percorso». Nelle prossime ore, intanto, i carabinieri del Nas dovrebbero inviare l’intera documentazione alla Procura, che certamente aprirà un fascicolo.

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