Barista aggredito in centro a Trento

La vittima è il gestore del Randré. L'ira del presidente dei Pubblici esercizi Giorgio Buratti



TRENTO. Non usa mezze parole, il presidente dell'Associazione pubblici esercizi del Trentino Giorgio Buratti, per condannare quanto accaduto l'altro giorno ai danni del gestore del bar Randré, Michele Del Marco, aggredito nel suo locale da cinque clienti che si sono dati alla fuga. «Mi auguro - dichiara Buratti - che atti di violenza come quello ai danni del gestore del bar Randrè non vengano puniti con la solita ramanzina buonista: la punizione di tali atti dovrà essere esemplare visto il ripetersi quotidiano di aggressioni e furti nei pubblici esercizi di questa provincia».

«Poter svolgere il proprio lavoro con serenità è un diritto - spiega Buratti - in un Paese che si definisca civile e in una provincia come la nostra. La solidarietà dell'Associazione pubblici esercizi del Trentino e mia personale, a Michele Delmarco è scontata: quello che non è scontato è la fine di questi atti delinquenziali che proseguono ogni giorno, ormai quasi fisiologicamente. Soprattutto, è incomprensibile il grado di tolleranza generale che si crea attorno a questi episodi. Chi ha un'attività economica a contatto con il pubblico è costretto a munirsi di un'autodifesa per poter lavorare tranquillamente. Non credo, tuttavia, che sia questa la risposta corretta».

«Chi governa questo territorio quando sottostima queste cose sbaglia: e quando dice che tutto va bene dovrebbe un po' arrossire. La vigilanza privata davanti a banche, grandi magazzini, supermercati e ritrovi serali è un segnale di degrado sociale, non di efficienza né tanto meno di contrasto a fenomeni delinquenziali».

«Chi di dovere punisca in modo esemplare quanto è successo. E si puniscano anche altri vandalismi e teppismi che sono alla radice di episodi di violenza e assenza di rispetto: orinare per strada, imbrattare i muri con scritte dementi e non solo, rompere fioriere e altri vandalismi gratuiti vengono tollerati e archiviati. Ancora più grave, subiscono la stessa sorte reati più pesanti: rubare pochi spiccioli puntando coltelli alla gola, picchiare chi lavora in locali pubblici o perché non gli si è offerta una sigaretta o perché si rifiuta di consegnare il telefonino non sono ragazzate e non devono rimare impuniti o giustificati in nome di un presunto "disagio giovanile". Basta proteggere tali soggetti.

«Se per farci rispettare - conclude il presidente - e difendere dobbiamo crearci un sistema di autodifesa su tutto e per tutto, cari amministratori, ditecelo chiaro e forte ché, nostro malgrado, ci organizzeremo».













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