Aveva rubato i gioielli di don Gino denunciato 50enne

TRENTO. Aveva approfittato del fatto che il suo non era un viso sconosciuto in zona. E quando ha chiesto se in casa ci fosse don Gino Flaim, nessuno ha pensato ad un secondo fine, ma ad una semplice...



TRENTO. Aveva approfittato del fatto che il suo non era un viso sconosciuto in zona. E quando ha chiesto se in casa ci fosse don Gino Flaim, nessuno ha pensato ad un secondo fine, ma ad una semplice domanda. È così gli era stato detto che don Gino quella sera era fuori città, così semplicemente. Invece quell’informazione si è trasformata nell’occasione di mettere a segno un furto nell’appartamento di via Santissima Trinità. Era la fine di settembre quando il sacerdote aveva denunciato alla polizia l’intrusione nel suo appartamento. Ora le indagini della squadra mobile della polizia hanno portato alla denuncia di un uomo (un 50 enne pugliese residente a Trento da tempo) per furto e di un altro (un algerino 40enne che si è stabilito in città) per ricettazione. Il primo infatti avrebbe ceduto la refurtiva al secondo in cambio di circa 300 euro. «Hanno guardato dappertutto - raccontava il giorno dopo il furto don Gino - hanno cercato in ogni luogo qualcosa da portare via e se ne sono andati con un po’ di soldi e il mio computer portatile. Hanno potuto agire indisturbati perché sulla strada c’era trambusto e nessuno si è accorto di quell’incursione».

L’elenco preciso di quanto era stato rubato era abbastanza lungo e comprendeva il pc, circa 1.400 euro in contanti e anche i gioielli che don Gino aveva ereditato dalla mamma. Monili quindi di un grande valore affettivo che, al momento, non sono stati ancora ritrovati. Ma le indagini proseguono nella speranza che qualcosa possa essere recuperato e possa essere restituito a don Gino.

Il ladro per entrare nell’appartamento che si trova in una zona centralissima della città, ha letteralmente sfondato la porta d’ingresso e una volta dentro, come raccontato anche direttamente dal derubato, ha iniziato a cercare ovunque per raccogliere più oggetti possibile e rendere «importante» il suo bottino. Poi sono arrivati i poliziotti e, grazie all’indagine e all’identificazione, gli hanno potuto contestare il furto.













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