nuove regole

Auto contro il cervo? Basta risarcimenti

Ogni anno in Trentino 700 investimenti di ungulati. La Provincia spendeva oltre 1 milione: «Non è più conveniente»


di Daniele Erler


TRENTO. La Provincia non risarcisce più i cittadini che subiscono danni per l’investimento di un cervo o un capriolo. Anche se i numeri parlano di un fenomeno tutt’altro che raro, più di 700 casi ogni anno sulle strade trentine. La scelta in realtà è dettata da un semplice criterio economico: la copertura assicurativa costava ai contribuenti quasi un milione di euro all’anno. Sulle spalle di tutti i cittadini ovviamente, anche coloro che non frequentano le strade delle valli, e che quindi è improbabile che possano imbattersi nella fauna selvatica.

È questo almeno il ragionamento che ha portato al venir meno della copertura assicurativa. Lo conferma l’assessore provinciale Michele Dallapiccola. «È una questione finanziaria: un aspetto semplice, quanto necessario – commenta l’assessore –. Così abbiamo risparmiato quasi un milione di euro, per un benefit che la Provincia elargiva soltanto ad alcuni e solo in caso d’investimenti di ungulati sulle sue strade».

Tutto s’inserisce insomma in una logica di spending review. Peccato che il provvedimento sia passato così per certi versi in sordina, nell’insieme dei tagli alle spese della macchina provinciale. Con il rischio che poi si scopra la mancanza dell’assicurazione solo in caso d’incidente. Episodi rari? Non proprio, consultando le statistiche. «Facendo una media fra le diverse rilevazioni – spiega Claudio Groff, che lavora al Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento – ogni anno gli investimenti di ungulati sulle strade trentine variano fra i 700 e i 750 casi». Quando l’indennizzo era previsto, conferma Groff, «le richieste che giungevano annualmente in Provincia erano più di 500».

Per questo, la Provincia sottoscriveva una polizza assicurativa, che rispondeva ai danni alle autovetture e agli infortuni alle persone. Nel primo caso, il premio assicurativo annuo si avvicinava agli 850 mila euro; nel secondo caso il premio era di un decimo, intorno agli 85 mila euro. Sommando, si raggiunge appunto la cifra di quasi un milione di euro, che è appunto la logica del risparmio segnalata anche dall’assessore Dallapiccola. La novità ha comunque portato le agenzie assicurative trentine a correre ai ripari. Normalmente propongono ai privati, all’atto del rinnovo dell’assicurazione dell’auto, anche la copertura dei danni derivati dall’investimento degli ungulati.

Ovviamente il premio varia in base alla compagnia e più in generale ai massimali considerati, ma in media si spendono poche decine di euro all’anno. «Bisogna capire che non è un discorso che riguarda tutti, ma soprattutto soggetti più a rischio, ad esempio chi viaggia molto, i pendolari, chi abita in specifiche zone della provincia. Non la totalità dei contribuenti trentini – specifica Groff –. Però è bene che i cittadini lo sappiano, affinché possano eventualmente decidere di sottoscrivere una copertura assicurativa, se lo ritengono opportuno. Come servizio abbiamo predisposto un’ampia campagna di comunicazione per annunciare la novità, ma ancora non tutti ne sono a conoscenza».

Anzi – facendo qualche ricerca in internet – è facile imbattersi in articoli che prendevano l’esempio trentino come virtuoso, proprio per la copertura assicurativa per i danni causati dagli investimenti di fauna selvatica. Da questo punto di vista il Trentino non fa più eccezione.













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