Arte: nasce in Trentino la Casa Museo Carlo Sartori

Il 5 maggio, anniversario di morte del pittore contadino, la firma che istituisce la Fondazione a lui dedicata. Nella sua casa custodite oltre 300 opere



GODENZO. La firma sull'atto che farà nascere la Fondazione Carlo Sartori «sarà messa entro il 5 maggio prossimo». Luca Sartori - figlio del fratello dell'artista - vuole onorare così il primo anniversario della morte. «L'idea della Fondazione era scritta tra le volontà testamentarie dello zio e questo è il modo giusto per non disperdere il lungo lavoro di raccolta delle sue opere».
Nella casa studio, al piano di sopra, il nipote ha contato «circa 300 oli, pastelli, acquarelli, lavori a tecnica mista. Forse anche più di 300. Ci siamo chiesti: come valorizziamo questo patrimonio? E così abbiamo raccolto quell'idea originale di Carlo: creare una Fondazione».
Adesso lo statuto è pronto, l'ha scritto sempre Luca Sartori, che entro la primavera dovrebbe rivestire il ruolo di primo presidente.
La Fondazione si chiamerà «Casa museo pittore Carlo Sartori» e, per la data di nascita, punta a coinvolgere una serie di partner.
Il primo è la Provincia: «Abbiamo contattato l'assessore alla cultura Franco Panizza, poi è stata inviata la domanda ufficiale al Servizio attività culturali...»
Si è interessato il Centro studi Judicaria, che nel numero di agosto della propria rivista ha dedicato ampio spazio all'artista scomparso. Ci si attende un interessamento anche della neonata Comunità di valle.
Insomma, siamo ai mesi decisivi, per stringere accordi e contatti e per definire la questione della sede e dello spazio espositivo che possa valorizzare l'ampia opera dell'artista.
«Come spazio espositivo permanente la sua casa studio non è certo ottimale, avendo spazi angusti - spiega Luca Sartori. - Meglio, molto meglio pensare all'ex oratorio, che è giusto al di là della strada e che, oltre ad aver tinteggiato quando faceva l'imbianchino, mio zio ha pure affrescato. Oggi gli affreschi mostrano i segni del sole e della pioggia che entra dal tetto. Andrebbero sistemati, tutto l'edificio andrebbe sistemato. Anche Gabriella Belli, la direttrice del Mart di Rovereto, quando è arrivata qui ha detto che sarebbe il posto giusto, con i parcheggi davanti e il palco e la platea che sono quelli del vecchio teatro. Un museo e un nuovo teatro insieme. Perché no?»
Con una struttura del genere, la Fondazione potrebbe decollare: «Accanto alla gestione delle opere, ci occuperemo di promuovere l'arte di Sartori con studi, interventi divulgativi e didattici, ricerche e restauri. Altri compiti: acquisizioni e donazioni, pareri sull'autenticità dei quadri e cura dell'archivio, che già mio zio aveva impostato, segnando dettagliatamente titoli e cessioni dei suoi dipinti». Come da statuto, la Fondazione si incaricherà di prendere contatti con associazioni e musei, organizzerà mostre e allungherà la serie di monografie avviata con «La saga contadina del pittore Carlo Sartori» (del 1993) e «I disegni di una vita» (2001). (f.d.d.)
VACCHE E CAMPI.Sopra, un'immagine e l'autoritratto di Carlo Sartori, nato a Ranzo di Vezzano il 27 maggio 1921 e morto il 5 maggio 2010 nella sua casa di Godenzo, nel Lomaso.
Qui a sinistra «El camp del Giorgio Lobia», un olio su tela del 2001.
La sua prima personale risale al 1959, poi mezzo secolo di fronte al cavalletto, con un gran numero di opere dedicate a vacche, campi e fatiche contadine.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano