Arco, inferno in centro Paura e case evacuate

Fiamme partite al secondo piano di un edificio in via del Torchio La mansarda è crollata, nessun ferito. Impegnati 50 pompieri e sei corpi


di Gianluca Marcolini


ARCO. Prima un botto e un altro ancora, poi le fiamme e quindi tanto, tantissimo fumo che in pochi minuti ha invaso tutto il centro storico di Arco ricoprendolo di una nube spessa e nera che ad un certo punto si scorgeva ad occhio nudo anche a diversi chilometri di distanza in tutta la Busa.

Cosa abbia innescato la fiamma che ha dato il là, ieri pomeriggio, all’inferno in centro storico ad Arco, non è ancora chiaro. Lo stabiliranno le verifiche che i vigili del fuoco saranno chiamati a svolgere, nelle prossime ore, nello scheletro di quella che fino alle 14.30 di ieri, in via del Torchio, era una casa abitata da tre famiglie (la quarta, per sua fortuna, quella di Bruno Lunelli, ha traslocato solo poche settimane fa). Serviranno probabilmente diversi sopralluoghi per capire se l’incendio sia stato originato o meno da un cortocircuito partito all’interno dell’appartamento di Dario Rigo e della moglie Bruna. I due coniugi (Dario, storico barbiere, lo scorso dicembre è rimasto coinvolto in un brutto incidente sulla statale fra Arco e Riva, investito da un’auto mentre attraversava la strada) sono miracolosamente scampati alla devastazione della loro casa perché pochi minuti prima erano usciti a fare una passeggiata. All’interno del caseggiato - una vecchia abitazione, ristrutturata solo in parte, che si affaccia su di un quadrato di case situato fra via Ferrera e via Sant’Anna, a pochi passi da via Segantini - c’erano solamente i residenti dei due appartamenti posti al primo piano, Mascia Leoni e Giampaolo Esposito: è stata l’arcense ad accorgersi per prima delle fiamme, dopo aver udito il rumore di due scoppi provenire dal piano di sopra, quello dei Rigo, e a dare di fatto l’allarme, mentre Esposito è stato avvertito da un amico del pericolo incombente. Entrambi hanno raccattato al volo quello che hanno potuto (portafogli, cellulari, un gatto) e se la sono data a gambe uscendo di corsa nella via. L’ultimo piano della casa, invece, era disabitato già da qualche tempo, da quando Bruno Lunelli (già presidente dei commercianti dell’Alto Garda e consigliere comunale) e sua moglie hanno cambiato residenza.

Le fiamme hanno preso vigore in un breve lasso di tempo ma ad allarmare mezza città è stato soprattutto il fumo nero che ha reso la visibilità in centro storico quasi nulla e l’aria irrespirabile. Le telefonate ai vigili del fuoco hanno cominciato ad accumularsi, fra queste quella di Marcello Berlanda, titolare del negozio La Nascente, che abita a poche finestre di distanza. I primi a mettersi in movimento sono stati i volontari del corpo di Arco, seguiti a ruota da quelli di Riva, Dro e Tenno. Una cinquantina gli uomini impiegati nelle operazioni rese ancor più complicate dalle difficoltà logistiche (quasi impossibile adoperare l’autoscala: si è andati alla vecchia, usando le scale in legno). Via della Cinta è stata chiusa al traffico per consentire la sosta dei mezzi (compreso un camion, caricato con liquido schiumogeno, messo a disposizione dai vigili di Trento. Chiusa al passaggio veicolare e pedonale anche un’ampia fetta del centro storico ed evacuate almeno cinque case intorno a quella incendiata: la paura, infatti, è che le fiamme si propagassero di tetto in tetto dando alla situazione già grave dimensioni ancora più drammatiche. Gli agenti della Polizia locale dell’Alto Garda e Ledro, intervenuti assieme ai carabinieri di Arco, hanno suonato di campanello in campanello finché hanno completato l’evacuazione. Anche i negozi situati nelle immediate vicinanze hanno chiuso i battenti per quasi tutto il pomeriggio. Ad un certo punto, a seguire le operazioni di spegnimento dell’incendio, si è formato un nutrito numero di curiosi che è rimasto a guardare in apprensione, chiedendo informazioni e pregando per una veloce soluzione dell’emergenza. I vigili del fuoco, guidati dal comandante di Arco Stefano Bonamico e dall’ispettore distrettuale Michele Alberti, hanno lavorato fino alle 17 per avere la meglio delle fiamme (ma poi sono rimaste all’opera per tutta la notte). Due squadre si sono occupate di contenere l’incendio affinché non si propagasse, una terza ha aggredito il fuoco nella casa che è andata distrutta: il solaio della mansarda, di proprietà dei Lunelli, è crollato sul piano di sotto, dove c’era l’abitazione dei Rigo. Gli appartamenti del primo piano non sono bruciati ma hanno subito danni ingenti. La casa è inagibile e bisognosa di un poderoso intervento di ristrutturazione. Le tre famiglie non vi potranno fare rientro tanto presto. Altre sei famiglie, residenti nelle abitazioni confinanti, sono state costrette a trascorrere altrove la notte per precauzione. Non si registrano, per fortuna, feriti anche se qualche residente è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per il troppo fumo inalato. A seguire le operazioni c’era anche il sindaco Alessandro Betta.

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