Apre la prima «casa rifugio» per le donne vittime di violenza

La nuova struttura ha otto mini appartamenti. L’assessore Beltrami: «Chi denuncia purtroppo è solo la punta dell’iceberg»



TRENTO. L’indirizzo è segreto, per motivi di sicurezza e di protezione nei confronti delle donne che saranno ospiti della prima casa rifugio del Trentino destinata alle vittime della violenza di genere. La nuova struttura pubblica contiene 8 mini appartamenti per 8 donne i loro figli minori con capienza massima di 18 persone, l’ammissione e la permanenza sono gratuite, per un periodo massimo di 6 mesi, salvo proroghe per particolari esigenze. Prevista dalla legge provinciale del 2010, l’alloggio è destinato a donne residenti in provincia di Trento, o presenti sul territorio provinciale che non possono avvalersi dei servizi degli enti di provenienza e che si trovano esposte alla minaccia di ogni forma di violenza o che l’abbiano subita e che si trovano costrette ad abbandonare per motivi di incolumità la propria casa.

La casa rifugio sarà accessibile a partire da oggi per tutto l’anno e per tutto il giorno, 24 ore al giorno anche di domenica e nei giorni festivi. All’interno sarà operativo un gruppo di lavoro costituito da 5 educatrici per le donne, un’educatrice per i minori, un’ausiliaria part-time con funzione di pulizia degli spazi di lavoro, un responsabile pedagogica con funzione di coordinamento del progetto e 1 contabile part-time.

L’iniziativa, partita nel 2011, è frutto della collaborazione tra l’assessorato provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza, Lia Giovanazzi Beltrami, l’agenzia provinciale per la famiglia e il Servizio per le politiche sociali e abitative della provincia di Trento. «Abbiamo registrato su questo progetto una fortissima sinergia da parte di tutte le componenti del settore pubblico, del privato sociale, dell’associazionismo, sfatando il luogo comune per il quale le donne non sanno lavorare assieme e fare fronte comune», ha detto l’assessore Beltrami, che ha anche ricordato le 500 denunce presentate da donne vittime di violenza nel 2011, «solo punta dell’iceberg del fenomeno».













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