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Antoniacomi, Trento e la “Città del coniglio”

TRENTO. Spesso nei suoi libri gli animali sono protagonisti ed anche in questo caso non si è smentito. Giorgio Antoniacomi, direttore della Biblioteca comunale ed ex direttore di Pergine Spettacolo...


di Sandra Mattei


TRENTO. Spesso nei suoi libri gli animali sono protagonisti ed anche in questo caso non si è smentito. Giorgio Antoniacomi, direttore della Biblioteca comunale ed ex direttore di Pergine Spettacolo Aperto e del Centro servizio Santa Chiara, è autore di libri attraversati sempre da una vena ironica, popolati di animali che, secondo una simbologia antica, riflettono vizi e virtù degli umani. Questa volta Giorgio Antoniacomi è partito da una vicenda reale, un tormentone di qualche tempo fa: quello dei conigli al cimitero che ha creato un trambusto non indifferente, tra i parenti dei cari estinti indignati, gli animalisti schierati a difesa delle bestiole, l’amministrazione comunale dibattuta (e battuta più volte dai roditori) sul metodo da adottare per cacciarli.

È nato così il libro “Trento, città del coniglio” edito da Il Margine, raccolta di piccoli racconti a mo’ di capitoli, ognuno nato da con un’intuizione, ognuno con un personaggio da sbeffeggiare. E basta scorrerne l’elenco per capire come i personaggi principali sono sì, i roditori rei di avere invaso un luogo sacro, ma i comprimari sono fantomatici assessori comunali, burocrati stralunati, cittadini furiosi.

Partiamo dalla classica domanda: come le è venuto in mente di scrivere un libro su questa vicenda?

E’ un libro nato per scherzo. Mi dilettavo a scrivere alcuni brevi racconti sul mio profilo Facebook, ispirato dalle cronache del momento. In seguito ha preso forma il libro, perché ho trovato degli estimatori che seguivano le mie fantasie. Sono stati da una parte Carmelo Passalacqua (responsabile dei servizi funerari, ndr.), con la sua ironia fulminante, ad incoraggiarmi a scrivere un lavoro più compiuto e dall’altra Paolo Ghezzi, della casa editrice Il Margine, a propormi di pubblicarlo. È stato lui a suggerirmi anche i titoli dei capitoli e l’elenco dei personaggi .

Ecco veniamo ai personaggi. Pur trovando assessori dai nomi improbabili come Bragarol o Brodegon (detto “toi mona”), ogni riferimento alla realtà non è casuale, vero?

Non è così, i personaggi sono tutti inventati di sana pianta. Del resto, sono un dipendente comunale, e sarebbe di cattivo gusto sparare sull’amministrazione per cui lavoro. Ma è chiaro che la vicenda dei conigli al cimitero è un pretesto per riflette sui tic, le contraddizioni e gli aspetti curiosi dell’animo umano. L’unico personaggio reale è il ragioniere Remo Mattivi, mio amico ed ex collega, un personaggio irriverente e schietto che si presta a far parte di questo bestiario, dove umani e animali si mescolano come in un fumetto.

Però alcuni personaggi sono riconoscibili, come l’(ex)assessora Borgonovo Re, la Dominici, Licia Colò. Che ruolo hanno?

Sono se stessi. La Borgonovo compare perché all’epoca in cui scrivevo era assessora alla sanità, la Dominici è una filosofa e la Colò propone per debellare i conigli con la lotta biologica. Ma, ripeto, l’intento non è fare della satira politica, piuttosto recuperare la capacità di ridere e far ridere, in modo lieve e senza volgarità, in un mondo dove gli insulti e le volgarità hanno preso il sopravvento. Si parla di una vicenda per riflettere sul nostro mondo, buttandola anche sul grottesco ed il paradosso. E se c’è chi si riconosce e si offende, vuol dire che ha sense of humor».

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