Alle donne tanti voti ma pochi seggi 

Il 39% delle preferenze è “rosa”, ma le consigliere sono il 25% del totale: deve ancora crescere la leadership al femminile


di Andrea Selva


TRENTO. Chissà se un giorno si arriverà alle pari opportunità in politica, di sicuro la strada verso questo traguardo è ancora lunga. Il numero di donne in consiglio provinciale è aumentato (erano 6 e ora sono 9) ma i dati che sono usciti dalle urne riservano qualche sorpresa: le donne hanno ottenuto infatti circa il 39 per cento delle preferenze espresse dagli elettori, ma quando si parla di seggi in consiglio provinciale la percentuale scende al 25 per cento. Che cosa significa? Prima di tutto bisogna considerare che i candidati presidenti erano 10 uomini e una donna e che quindi i posti loro garantiti dalla legge elettorale sono stati tutti al maschile (Antonella Valer non è stata eletta). L’altra considerazione da fare è che ci sono più uomini “leader” che hanno concentrato molti voti e hanno quindi ottenuto l’elezione, mentre il voto alle donne è stato più dispersivo. La prova di questo? Le donne che hanno ottenuto più di mille preferenze sono state 14, mentre gli uomini che hanno superato il traguardo delle mille preferenze (comunque non sufficiente per l’elezione nel caso delle liste più forti) sono stati esattamente il doppio, cioè 28.

La classifica delle liste più “rosa”, cioè quelle dove le preferenze alle candidate sono state più numerose rispetto ai maschi non è esattamente quello che ci si potrebbe aspettare: il primato è della lista presentata da Primon (che però non ha ottenuto l’elezione di alcun consigliere) mentre il fanalino di coda è la lista Civica Trentina di Rodolfo Borga dove solo una preferenza su quattro è andata a una donna. Nessuna sorpresa invece per il secondo posto di Liberi e Uguali dove le pari opportunità erano uno dei punti forti del programma.

Ai blocchi di partenza uomini e donne in questo caso erano pari, dato che la legge elettorale prevedeva una rappresentanza di entrambi i generi. In realtà i candidati uomini erano leggermente più numerosi (352 rispetto a 347), perché alcune liste avevano un numero dispari di candidati (a favore del genere maschile). La Lega ha una percentuale di preferenze rosa supriore al Pd e al Patt (attorno a metà classifica) mentre Udc, gli Autonomisti Popolari di Kaswalder e Upt hanno avuto un elettorato più propenso a votare i candidati maschi. Naturalmente stiamo parlando solo delle schede su cui sono state espresse le preferenze (una o due) ma bisogna considerare che un buon numero di elettori si sono limitati a votare la lista o il capo della coalizione senza indicare nomi sulla scheda.

La classifica delle donne più votate dai trentini è guidata da Sara Ferrari (Pd, 4.063 preferenze), seguita dalle leghiste Giulia Zanotelli e Stefania Segnana (2.212 e 1.946) e poi da Lucia Maestri che con 1.918 preferenze non ha comunque centrato l’elezione.













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