stagione venatoria

Al via la caccia per 6.321 «doppiette»

Da domenica si torna a sparare nelle aree di riserva. Diminuito il numero di caprioli crescono invece cervi e camosci


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. Saranno 6.321 le doppiette che con regolare permesso domenica avranno diritto di inaugurare la stagione della caccia nelle aree di riserva, al momento solo per quanto concerne gli ungulati, mentre per tetraonidi (tipo gallo forcello) si partirà dal primo ottobre. Per quanto concerne i camosci si sta già cacciando dal 16 agosto e si proseguirà fino al 15 dicembre, mentre per capriolo e cervo la data ufficiale di inizio è fissata per domenica. La caccia al capriolo resterà aperta fino al 22 ottobre per i maschi e al 31 dicembre per le femmine, mentre per il cervo si proseguirà fino al 31 dicembre con una pausa “cinegetica” (divieto di caccia) dal 19 settembre all’11 ottobre.

Occhi puntati dunque per i cacciatori sui piani di abbattimento, fissati in base alle stime di consistenza delle varie specie. Per i caprioli censiti sul territorio trentino nella primavera 2017 si parla di 34.170 capi, con un piano di abbattimento di 6.513 animali, 40 in meno del 2016, con una contrazione delle componenti femmine e piccoli, dovuta alla rilevazione di una densità inferiore a causa della riduzione degli habitat e della competizione con il cervo. «Di fatto come prelievi – ha riferito ieri il presidente dell’associazione cacciatori trentini Carlo Pezzato – ci si attesta sempre su un prelievo inferiore di un 15% rispetto alle assegnazioni». Per il cervo sulla base di una consistenza di circa 8.500 animali se ne potranno abbattere 2.519, 26 esemplari in più rispetto al 2016 in quanto la distribuzione è ormai completa su tutto il territorio provinciale, tanto che capita di investirli, o che creino danni agricoli e alla rigenerazione del bosco.

Consistente anche la popolazione dei camosci, si parla di 29.800 presenti tra l’autunno 2016 e l’estate 2017. I capi assegnati per la caccia sono 3.212 e sono un centinaio in più rispetto allo scorso anno. Nei camosci è partita dal Trentino orientale la rabbia sarcoptica, che ormai interessa 8 ambiti territoriali su 28 e dunque il piano faunistico provinciale aumenta le assegnazioni con lo scopo di prevenire il diffondersi dell’epidemia. Sul muflone i prelievi sono anch’essi già iniziati il 16 agosto nelle aree interessate dai piani di prelievo e proseguiranno fino al 15 dicembre, in tutte le altre aree si va dal 10 ottobre al 30 novembre.

Sulla gestione dei grandi carnivori (lupo e orso), che sta creando allarmismo tra allevatori e contadini e perfino strappi istituzionali tra Bolzano e Trento, Pezzato è categorico: «Rappresentano una ricchezza per il nostro territorio, abbiamo collaborato con Life Ursus, ci consideriamo parte attiva del progetto di ripopolamento - assicura – a meno che la Provincia per qualche fatto occasionale di emergenza non richieda il nostro intervento, ma mi sentirei di escluderlo, la gestione del servizio faunistico è collaudatissima». Diverso il discorso per quanto il cinghiale, sulla quale i cacciatori svolgono solo un’azione di controllo. «Si stanno diffondendo troppo – asserisce il presidente – e sono un problema».

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