la tragedia di san michele

«Addio Fabio, sei stato un esempio di rara umanità»

San Michele, folla immensa ai funerali del medico investito. Don Pedrini: «Hai seminato valori che resteranno vivi»


di Sandra Mattei


TRENTO. Che fosse l’estremo saluto ad un uomo fuori dall’ordinario, lo si è capito subito, vedendo la folla incamminarsi da Grumo, da San Michele, da chi è arrivato in auto da Mezzolombardo, con i parcheggi che si sono rivelati subito insufficienti. Fabio Cappelletti, il medico di base di Grumo, nato a Mezzolombardo e trasferitosi a San Michele dopo il matrimonio con Mirella Dallabona, falciato sulla statale mentre faceva ritorno a casa dieci giorni fa, ha ricevuto un omaggio corale di stima, affetto, calore, anche smarrimento da parte di chi non potrà contare più su una sua visita, su una sua buona parola, su un consiglio di cura.

Ieri i funerali nella parrochiale di San Michele, erano fissati alle 14.30, anche se già un’ora prima si era formata la coda di chi voleva rendergli omaggio, stringersi intorno alla famiglia, alla moglie Mirella ed ai figli Alessandro, Federico e Chiara. Per accedere alla chiesa, si devono salire le scale ed i parenti, gli amici ed i pazienti hanno affrontato di buon grado una coda che ben presto si è estesa lungo la strada, in una teoria composta e sofferente. Molti hanno gli occhi lucidi, abbracciano e stringono la mano alla moglie ed ai figli, che ringraziano, anche se sembrano ancora increduli di dovere celebrare il funerale del loro caro, strappato in modo così improvviso e tragico ai loro affetti.

In chiesa si entra a stento, bisogna lasciare lo spazio a chi ancora vuole benedire la bara di legno chiaro, con la corona di rose rosse e fiorellini bianchi della moglie e dei figli, sulla quale è esposta una bella foto di Fabio Cappelletti in montagna. Tra la folla si scorge anche l’assessore alla salute Luca Zeni, Monica Baggia presidente di Trentino Trasporti ed amica dela moglie Mirella, il sindaco di San Michele all’Adige Clelia Sandri .

Sono tre preti a celebrare il funerale, il parroco di San Michele don Mietek, il suo vice padre Jurek e don Franco Pedrini, che è stato un amico di infanzia di Fabio Cappelletti.

È lui a tenere l’omelia e, dopo aver letto l’ecclesiale dal Qoelet (“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire” , “un tempo per uccidere e un tempo per curare”, scandito per 28 volte), confessa che per lui non è facile prendere la parola. «Siamo stati amici in gioventù - afferma - e tutta questa folla è la dimostrazione di quanto Fabio fosse stimato per la sua professionalità ed apprezzato per la sua umanità. Non voglio però fare panegirici, perché mi immagino che se lui fosse qui, mi direbbe “lassa perder”, con il suo sorriso, con la sua schiettezza, con la sua capacità di sdrammatizzare le situazioni peggiori. Ci consola pensare che Fabio sia insieme al suo piccolo Matteo (il figlio morto in tenera età per malattia, ndr.)». Quindi don Franco cita un episodio emblematico, che appartiene ai suoi ricordi con Fabio Cappelletti, che secondo lui ha lasciato un segno nel percorso di vita del medico e omeopata.

«Fabio era un giovane liceale ed io l’insegnane di religione. Con un gruppo di studenti abbiamo messo in scena un recital sulla scuola di Barbiana e lui era la voce recitante. Interpretava Don Milani e penso che il personaggio gli abbia trasmesso tutti quei valori in cui Fabio ha creduto: l’attenzione verso gli altri, il disinteresse, l’impegno sociale e civile, la difesa dell’ambiente. Lui ha interpretato al meglio l’insegnamento di Ippocrate che prevede di difendere la vita, di dare sollievo alla sofferenza e di curare tutti al di là dell’etnia, della religione, della nazionalità e condizione sociale».

Don Franco non sfugge alla domanda che tutti si pongono, nel momento del distacco da una persona cara: «Di fronte agli interrogativi per questa morte tragica, è l’esempio di Gesù a confortarci. La sua capacità di amare e la sua umanità non andranno perdute. La vita non gli è stata tolta, ma è stata trasformata. E la vita eterna è più che un’ipotesi, è una realtà che dimostra come la dimensione divina non si ferma con la morte: se il presente è stato vissuto in modo positivo, anche il futuro lo sarà». Ed a dimostrazione di quanto Fabio Cappelletti ha seminato, bastava gettare uno sguardo nella chiesa gremita: c’erano i colleghi professionisti, i pazienti di ogni età venuti da tutta la provincia, i soci della Sat, i rappresentanti politici della Comunità di valle, a dimostrazione dei tanti impegni e passioni che Fabio ha avuto nella sua ricca vita.













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