Aborto, obiettori due ginecologi su tre

Arisi: «Il problema riguarda anche gli anestesisti». Interruzioni di gravidanza, calo del 4,6%. Oggi dibattito dei Laici trentini


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. I dati sull’aborto in Trentino e sulla percentuale dell’obiezione di coscienza non hanno un incidenza tale da evidenziare una vera e propria carenza nei confronti di un servizio sanitario che per legge deve essere garantito ad ogni donna. Emerge comunque una differenza significativa tra strutture sanitarie cittadine ed ospedali periferici, non sempre legata alla percentuale di obiettori e nemmeno alla densità abitativa.

Alla fine del 2012, secondo le ultime rilevazioni disponibili, erano 874 le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) in provincia di Trento, con un decremento del 4,6% rispetto all’anno predente e un trend in decrescita rispetto agli anni precedenti. Per quanto concerne l’obiezione di coscienza, a fine 2012 sono il 67,2% i ginecologi che si dichiarano obbiettori. Degna di nota la distribuzione territoriale in rapporto alle Ivg effettuate: all’ospedale S. Chiara di Trento (334) e a Rovereto (90) si effettuano la maggior parte degli interventi, con una incidenza di medici obiettori che si attesta sul 66,7% a Trento e sul 50% a Rovereto. Un caso a sè è rappresentato da Villa Bianca con 429 Ivg e 2 ginecologi entrambi non obiettori. Come non fa testo il San Camillo, dove per ragioni religiose non si effettuano aborti. Nelle strutture sanitarie periferiche invece il dato crolla: a Cles non vi sono Ivg, così come a Tione, mentre ad Arco nel 2012 ce n’è stata una soltanto pur con personale medico diviso a metà tra obiettori e non. A Cavalese, pur essendo stato istituito il servizio soltanto nel 2012, con un solo medico obiettore su 7, sono 20 le IVG effettuate.

Abbiamo chiesto al dottor Emilio Arisi, già primario di Ostetricia e Ginecologia al Santa Chiara, molto attivo in studi internazionali sulla salute riproduttiva, come si possano interpretare questi dati e se sono riconducibili a scelte personali. «Il problema vero spesso è di carattere strutturale ed organizzativo – sostiene Arisi – l’obiezione non riguarda solo il ginecologo, ma anche l’anestesista, quindi in certi piccoli ospedali periferici non esistono le condizioni minime per garantire anche una qualità della prestazione. Se in un anno si affronta un solo caso ad esempio, indipendentemente da quanto personale medico si rende disponibile, meglio rinunciare del tutto. E’ la casistica alta a fornire la garanzia che si operi al meglio». Di questi ed altri temi a forte connotazione etico/scientifica si parlerà questa sera alle 20.30 alla sala Rosa del palazzo della Regione in piazza Dante a Trento, in un dibattito dal titolo “Abortire tra gli obbiettori”, organizzato dai Laici Trentini per i Diritti Civili e dall’associazione Trento Attiva. Oltre ad Emilio Arisi interverrà Laura Fiore a presentare la sua autobiografia che ha dato il titolo alla serata. Modera Alexander Schuster.

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