POLITICA

È già corsa per Roma. Ma Tonini lascia

Il senatore Dem: «Ho fatto 15 anni, finisco qui». Rinuncia anche Ottobre. Mellarini e Olivi tra gli aspiranti a un seggio


di Chiara Bert


TRENTO. Ugo Rossi lo ha detto solennemente in aula, in risposta alle voci sempre più insistenti che dopo la sconfitta al referendum si stesse preparando una via di fuga a Roma, approfittando delle (probabili) elezioni anticipate nel 2017: «Resto alla guida della Provincia, completo il mio mandato», ha annunciato il governatore. Ma se Rossi fa un passo indietro, nel centrosinistra autonomista la prospettiva che entro pochi mesi si torni al voto per le politiche ha mandato in fibrillazione i partiti, dove i ragionamenti - più o meno esplicitati - sono già cominciati. Su tutto pesa la grande incognita della legge elettorale: l’Italicum che era stato fortemente voluto da Renzi - e aveva garantito al Trentino Alto Adige, diversamente dal resto d’Italia, il sistema dei collegi uninominali - è stato spazzato via dalla vittoria del no. E oggi la prospettiva più probabile, per quanto tutti siano in attesa del pronunciamento della Consulta e la strada di un accordo in parlamento appaia tutt’altro che facile, è che si vada verso un sistema proporzionale con un premio di maggioranza alla coalizione vincente. L’alternativa è un ritorno al Mattarellum (75% maggioritario con le sfide dirette nei collegi, 25% proporzionale), che piace a una parte del Pd e alla Lega, molto meno a Forza Italia e M5S.

Il Pd è il partito dove probabilmente la corsa alla candidatura vedrà più partecipanti. Chi si chiama fuori è il senatore Giorgio Tonini, alla sua quarta legislatura in parlamento: «Il nostro statuto prevede tre mandati, io ho fatto i miei 15 anni, nel 2017 saranno 16, finisco qua». E se il Pd glielo chiedesse, in nome della lunga esperienza maturata? «Non credo succederà, non è il mio orientamento. Anche se sono decisioni che non si prendono mai in solitudine, ma insieme al proprio partito». L’altro uscente Dem, alla prima legislatura, è il deputato Michele Nicoletti, che invece punta dritto alla riconferma. Ai nastri di partenza viene dato il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, che difficilmente convincerà il Pd a ripuntare su di lui nel 2018 per la presidenza di Piazza Dante dopo la sconfitta alle primarie 2013. Tra le donne in lizza vengono date l’assessora Sara Ferrari (che sarebbe però poco interessata), la giovane renziana Elisa Filippi (anche se molto dipenderà da come andrà il congresso per Renzi), la consigliera provinciale Lucia Maestri e l’altra consigliera (nonché presidente del partito) Donata Borgonovo Re (che tutti però danno in alternativa a Nicoletti, essendo i due molto vicini politicamente).

In casa Upt chi punta al parlamento è il segretario Tiziano Mellarini, che potrebbe essere candidato con il suo rivale al congresso di un anno fa Lorenzo Dellai, ora tornato alleato. Difficile che l’Upt possa avallare un bis per la coppia Dellai–Vittorio Fravezzi, entrambi del Cantiere civico, ma resta da capire cosa sarà del partito di Dellai, Democrazia Solidale, con la nuova legge elettorale. E il Patt? L’unica certezza al momento è il senatore e segretario Franco Panizza, per il quale è dato per sicuro un seggio (più probabile alla Camera). L’altro uscente, il deputato Mauro Ottobre, ha rotto con il Patt e ha già annunciato che non si ricandiderà: il suo obiettivo è diventare sindaco di Arco. Per l’altro nome il partito pescherà nella pattuglia dei consiglieri provinciali: tra i papabili c’è l’ex presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, che potrebbe aiutare le deboli quote rosa della coalizione (tra gli uscenti trentini non c’è neanche una donna). Ma tutto dipenderà dalla legge elettorale e da quali collegi toccheranno a ciascun partito.













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