«Rovereto come Mostar: proviamo a fare turismo» 

La proposta di Gottardi al Comune. Il vulcanico medico “vede” una serie di costruzioni sull’argine di via Calcinari per ospitare locali e ristoranti etnici, con vista sul ponte Forbato


Luca Marsilli


Rovereto. «Se Rovereto crede davvero in uno suo richiamo turistico, qualcosa deve provare a fare. Secondo me con via Calcinari finalmente consolidata, una opportunità importante ce l’abbiamo: realzzare sul Leno, nella parte più caratteristica e bella della città, una serie di costruzioni a sbalzo sul torrente. Dove ospitare una serie di locali particolari. Mi immagini ristoranti etnici, caffé, bar. Farne il luogo del passeggio e di una risttorazione creativa, che diventi una attrazione in sè, in grado di accogliere i turisti offrendo qualcosa di particolare, ma anche di diventare un polo per la vita dei roveretani, oggi disorientati e sempre meno disposti a vivere la loro città anche per la oggettiva scarsità di proposte e possibilità che offre loro».

L’idea è di Giuseppe Gottardi e non fa mistero di avere tratto ispirazione da Mostar. Col suo storico ponte a schiena d’asino sopra la Neretva diventato famoso in tutto il mondo durante la guerra civile della ex Jugoslavia, quando fu distrutto malgrado una mobilitazione internazionale. Oggi sulle due rive a valle del ponte si sviluppa un complesso squisitamente turistico, fatto di negozietti, bancarelle e decine di locali. Per l’appunto, affacciati sul fiume e sul ponte. L’obiezione fin troppo facile è che Mostar è stata dichiarata patrimonio dell’umanità Uneco, che quel fiume divide la città musulmana da quella cristiana, con tanto di battaglia sonora tra muezzin e campane che si ripete più volte al giorno. Gode di un turismo di giornata - perché è oggettivamente difficile trovare a Mostrar qualcosa che valga una sosta più lunga di qualche ora - ma imponente. Meta fissa dei tour organizzati quanto la non lontana Medjugorje. Insomma, per mettersi in pari servirebbe una sanguinosissima guerra civile, la distruzione del ponte Forbato, un progetto mondiale per ricostruirlo e una Madonna che appaia in cima alla Vallarsa o in val di Gresta. «Noi abbiamo il Garda - non si fa scoraggiare Gottardi - e gli altipiani d’inverno per lo sci, il Mart e il Museo della Guerra. La prima guerra mondiale, ancora visibilissima sulle nostre montagne, che è fenomeno europeo molto più della guerra dei Balcani. Si tratta di mettersi a venderlo come si deve, il territorio con le sue suggestioni e la sua storia. Fino ad oggi non lo si è fatto, almeno non in modo efficace. Ma io credo che Rovereto e il Basso Trentino abbiano da offrire molto più di quanto abbia fatto la fortuna di altre zone. Bisogna crederci e, se ci si crede, investirci. Una serie di costruzioni in legno sull’argine hanno un costo molto relativo: nulla di impensabile per un Comune come il nostro, se ci si crede. Potrebbe poi darle in gestione a dei giovani, sostenendoli con prezzi politici o quasi. E lavorare per una valorizzazione complessiva del territorio, ovviamente. Mi sembra comunque una strada da provare: rimettere una fila di auto in sosta fissa su via Calcinari mi pare uno spreco imperdonabile, da parte di una città che non ha più molto da scialare».













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