Vietato lordare, cartelli a Serraia 

Piné, ignoti, stanchi dei “ricordini” lasciati nel bosco, li hanno affissi agli alberi lungo la passeggiata


di Giannamaria Sanna


BASELGA DI PINÉ. Nel corso dell’ultimo weekend lungo la passeggiata del lago della Serraia, pochi metri dopo il Lido Beach, nei pressi della nuova spiaggia su alcuni alberi sono apparsi dei segnali (non si è potuto appurare chi li abbia messi, ma di certo non l’amministrazione comunale), di cattivo gusto, ma di indubbio significato: vietato lordare, con dei disegni stilizzati di certo in nessun modo equivocabili.

Nella zona purtroppo non esiste una toilette pubblica, nelle vicinanze, ma siamo nei pressi di alcuni esercizi pubblici, oltre al Lido Beach, c’è anche il bar Piccolo Paradiso, dove sicuramente nessuno nega l’accesso alla toilette, a chi ne ha bisogno. Inoltre, «molti anni fa, quando venne data la licenza di aprire al bar Piccolo Paradiso - come ci ricorda l’attuale assessore ai lavori pubblici del Comune, Michele Andreatta - venne attivata una convenzione, tra il proprietario di allora e l’amministrazione comunale, che lo impegnava a fornire una serie di servizi alla comunità fra i quali anche l’uso delle toilette al pubblico». Il locale è a pochi metri, dalla spiaggia e dal parco giochi, circa quaranta o cinquanta al massimo e quindi facilmente raggiungibile. Ma, come suggeriscono alcune persone che abitualmente passeggiano sul lungo lago, è più comodo, anche se meno igienico, usare e abusare degli spazi del bosco con carte e sacchetti di nylon pieni di cose da buttare.

Sarà cura dell’amministrazione comunale indirizzare, con delle apposite scritte, prossimamente i meno educati a rivolgersi, per delle esigenze impellenti, al bar Piccolo Paradiso, che dovrà riconoscere la convenzione in essere o con il bar Lido Beach dove, assicura Daniele Melotti titolare della struttura non ancora finita ma funzionante come chiosco e servizio spiaggia, nessuno obbliga ad una consumazione. «Però - aggiunge il titolare - sarebbe sicuramente ben accetta la richiesta dell’utilizzo, perché molte volte entrano, si accomodano e, poi, se ne vanno come se la nostra toilette fosse pubblica».













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