“Memoria mineraria 2.0”, il progetto adesso può partire

Pergine. Prosegue con nuove ricerche il progetto relativo alla “Memoria Mineraria: Fonti storiche per lo studio dell’antico Distretto minerario di Pergine”. L’iniziativa avviata due anni fa, aveva ed...



Pergine. Prosegue con nuove ricerche il progetto relativo alla “Memoria Mineraria: Fonti storiche per lo studio dell’antico Distretto minerario di Pergine”.

L’iniziativa avviata due anni fa, aveva ed ha l’obiettivo di reperire e studiare le più significative testimonianze documentarie inerenti l’attività estrattiva nel distretto minerario di Pergine tra il sec. XII e i primi anni del sec. XIX. Il contenuto è ora descritto nel sistema informatico di pubblico accesso presentato a suo tempo in occasione del convegno conclusivo dell’attività di studio.

Il nuovo progetto si intitola “Memoria mineraria 2.0” e rappresenta un ulteriore tassello per la comprensione della storia istituzionale, economica e sociale delle antiche comunità perginesi, in quanto estende lo studio a documentazione finora inedita, conservata in archivi pubblici esteri ed in particolare nel Tiroler Landesarchiv di Innsbruck.

Anche questo progetto (come quello originario) è stato proposto alla Fondazione Caritro che lo ha finanziato con 14.000 euro. Da dire che lo stesso progetto è condiviso da Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia, Università degli Studi di Trento, Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol, Associazione Ecomuseo Argentario e Istituto culturale mocheno.

Per attuare tutto ciò, con una determina, la Direzione servizi ai cittadini del Comune di Pergine ha dato l’incarico a Marco Stenico di Trento, esperto ricercatore con comprovata e pluriennale esperienza nella ricerca di fonti archivistiche anche tedesche, specialista del settore.

Nel contempo, vengono affidati a Katia Lenzi (di Torcegno) che da tempo si occupa dell’iniziativa, il coordinamento operativo e amministrativo del progetto, la promozione del progetto stesso e l’organizzazione di eventi pubblici correlati in collaborazione con l’Ecomuseo Argentario. R.G.













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