«Le limitazioni per il teatro uno stimolo per evolversi» 

Gli spettacoli dopo il lockdown. La Filodrammatica di Ischia ha rinviato la festa per il 40°  ma è pronta ad affrontare nuove sfide. Il regista Pedrini: «Si faranno più monologhi e letture»


Gianluca Filippi


Pergine. “Questo quarantesimo non s’ha da fare”. Non bisognerebbe certamente scomodare Alessandro Manzoni per esprimere l’umore del Circolo culturale filodrammatico di Ischia che, come tutte le associazioni, è stato costretto allo stop della propria attività a causa del Coronavirus. Però un po’ più di fastidio ce l’ha il sodalizio del presidente Andrea Gianesini, perché proprio lo scorso fine settimana avrebbe dovuto festeggiare il 40esimo della propria attività. Ovviamente tutto cancellato, ma si spera che la minaccia del bravo non si completi con il famoso “né domani né mai”. Ne abbiamo parlato con Ermenegildo Pedrini, deux ex machina dell’associazione, soprattutto nel suuo ruolo di regista.

Che fine faranno le celebrazioni?

Stavamo lavorando alacremente per la realizzazione di un libro e per l’allestimento di uno spettacolo dal titolo “Rometta te presento Giulieo”, bisticciando con l’opera di Shakespeare. Eravamo arrivati a buon punto con i ragazzi che avevano partecipato con entusiasmo alla preparazione dell’allestimento. Spero che questo black out non ne abbia incrinato l’equilibrio. Nel frattempo abbiamo deciso di spostare i festeggiamenti al 26 dicembre, giornata del patrono di Ischia, Santo Stefano.

Quando penserete di ripartire?

Come tutti siamo in attesa di conoscere i protocolli previsti per le associazioni, quelle culturali e teatrali in particolare. Noi abbiamo bisogno di un luogo e fino ad oggi questo luogo è stato il palco e il teatro. Non potremmo più utilizzarlo come facevamo prima e per un teatro piccolo come il nostro sarà molto complicato pensare alla spettacolazione, dovendo rispettare le distanze sia sul palco che in platea.

Vorrà dire trovare nuove modalità per fare teatro?

Bisognerà essere pronti a tutto, anche percorrendo soluzioni drastiche. E’ probabile che aumenteranno i monologhi e le letture, la regia dovrà fare i salti mortali per fare convivere più attori sul palco. Ci sarà probabilmente una selezione tra gli attori ed è un vero peccato perché nel nostro mondo, che è amatoriale, il legame si costruisce nel tempo e il volontariato è l’anima che ci consente sopravvivere. Si rischia di generare disgregazione e disaffezione.

Il pubblico riuscirà a metabolizzare questi cambiamenti?

Ci metterà un po’. Intanto dovrà abituarsi a tornare a frequentare luoghi che nella fase del lockdown sono stati demonizzati: teatri e cinema. Poi dovrà misurarsi con un teatro che non avrà più contatti, un teatro che dovrà confrontarsi con le limitazioni imposte, avrà meno protagonisti sul palco. Sarà impegnativo, anche sul fronte della produzione.

Sarà il colpo di grazia per il teatro amatoriale?

Assolutamente no. Siamo convinti che, come per tutto, anche il teatro abbia bisogno di una ripartenza, di un po’ di motivazione e stimoli, ma che sarà in grado di rialzarsi perché animato da passioni che vanno ben oltre queste crisi. Anzi, queste difficoltà forse alimenteranno una rinnovata creatività e ci aiuteranno a fare un nuovo passo evolutivo.













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