Civici e Patt votano da soli l’evoluzione di Stet in Set 

In consiglio l’operazione non ha trovato l’apprezzamento di Lega, Pd e Upt Assente Franceschi dei Civici, che era contrario. Oss Emer: operazione vincente


di Roberto Gerola


PERGINE. Svolta storica per la Stet spa, nata nel 2004 dall’unione tra Amea spa (di Pergine) e Seval di Levico. Amea era stata costituita come municipalizzata nel 1964. L’evoluzione dell’ente, dopo oltre mezzo secolo ha fatto sì che Stet cedesse la rete di distribuzione dell’energia elettrica a Set Distribuzione spa in cambio di 17.202.567 euro in quote di Set Distribuzione. L’operazione non è stata indolore e l’altra sera in sede consiliare hanno votato a favore i Civici affiancati dal Patt. Astenuti Lega, Pd e Upt. Ma anche nei Civici una voce è stata contraria anche se lunedì sera non si è levata perché assente. Francesco Franceschi si era tuttavia espresso in maniera contraria qualche giorno prima nella riunione a livello consiliare indetta per illustrare appunto l’operazione. Illustrazione del sindaco Roberto Oss Emer e poi della presidente di Stet spa, Manuela Seraglio Forti.

Molte cose emerse erano già state affrontate in sede appunto di seduta informale e le prese di posizione espresse in quell’occasione sono state confermate con una serie di perplessità da parte di Marina Taffara (Pd) e Walter Zanei (Upt). Da parte di Stefano Tomaselli prima e Claudio Angeli poi, considerazioni positivi. L’unico aspetto sollevato dal Patt (con Tomaselli) quello relativo al personale. C’era stato infatti un supplemento di incontri (tra sindacati e Stet) per trovare un accordo a proposito di due dipendenti che si sarebbero trovati trasferiti a Rovereto.

Per l’Upt, è presto detto. Zanei ha motivato l’astensione con il fatto che sarebbe stato necessario più tempo per poter esprimere un giudizio e che “non aveva elementi sufficienti”. In precedenza, una sola domanda: perché Stet ha chiesto azioni e non denaro. Le azioni, risponderà la presidente Seraglio Forti sarebbero state in futuro più remunerative in termini di dividendi”.

E’ stata invece Marina Taffara (Pd) a enunciare le perplessità che l’avrebbero poi portata ad astenersi. In poche parole, “garanzie insufficienti”. Molti, per altro, i quesiti posti: siamo sicuri che anticipare la vendita di oltre 10 anni rispetto al termine, paghi e porti benefici al territorio e ai cittadini? Siamo sicuri che nel 2030 si faccia il bando? Rafforzare Set perché possa partecipare al bando va bene, ma poi vincerà la gestione di tutta la rete trentina? Non è un salto nel buio? Cade un servizio concreto in cambio di un’operazione finanziaria? Si tratta di un’anticipazione rischiosa? C’è stata troppa fretta, nessun passaggio pubblico, il ruolo della presidente è da chiarire (presidente di Stet e nel cda di Set).

Le risposte non si sono fatte attendere dal sindaco Oss Emer prima e dalla presidente di Stet poi. Gli utenti avranno certezza su chi interviene in caso di interruzione; sicurezza di vincere non c’è “anche perché il governo a Trento cambierà” ha detto la presidente, aggiungendo poi, dopo qualche rimostranza, un “forse”; nessun passaggio pubblico perché era compito del cda trattare con Set; con Set il servizio migliorerà; con le quote Set più dividendi (già adesso, circa 400.000 euro) a fronte di un calo dei ricavi dll’energia elettrica; da sempre Stet è nei cda delle partecipate (a turno) per tutelare i propri interessi. Poi hanno tenuto banco molte considerazione circa la valutazione (e i criteri) delle reti di distribuzione: aspetti patrimoniali piuttosto che di redditività, più favorevoli a Stet. In definitiva, più benefici che costi. E quindi il voto.















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