Alberé: dopo la tempesta è già tempo di rinascere 

Dal ricordo al futuro. Ad un anno da Vaia la comunità di Tenna si è ritrovata per ringraziare i propri “eroi silenziosi” e per fare il punto sui progetti già avviati per sistemare la pineta che ora non c’è più


Gianluca Filippi


Tenna. Il volto del comandante dei vigili del fuoco Valter Motter vale più di mille parole. Il suo sguardo è ancora là, a quella maledetta giornata del 29 ottobre 2018 quando con i suoi uomini saltava da una parte all’altra del colle rispondendo alle chiamate di emergenza. «Abbiamo cercato di aiutare tutti, nei limiti delle nostre capacità e dei nostri mezzi», commenta con modestia. Non serve ricordare le due persone liberate dalla macchina colpita dagli alberi schiantati in Alberé, così come la corriera di Trentino Trasporti, fatta uscire dal bosco prima che si scatenasse l’inferno. E poi tutto il lavoro di normalizzazione dei giorni successivi. «Il nostro è un lavoro silenzioso - sottolinea -. Ci si accorge di noi solo nel bisogno. Aiutateci e sosteneteci perché siamo parte della comunità».

Notte d’inferno

Quella dei vigili del fuoco è l’immagine di quella notte, ricordata l’altra sera a Tenna, nell’ambito dell’incontro “Vaia, un anno dopo”. Un incontro che sì ha ripercorso i tristi momenti di quella tempesta, ma, soprattutto, ha buttato lo sguardo oltre la siepe, ragionando su progetti e iniziative che cominciano a prendere corpo per far tornare a splendere la pineta di Alberé. Perché in quella notte sono spariti 10 mila mc di bosco su una superficie di 25 ettari. L’estate è servita a rimuovere le piante abbattute, con i lavori della ditta Massoni, alla quale sono stati venduti 6.700 mc di legname. Un lavoro ben fatto che ha evidenziato ancor più un paesaggio radicalmente cambiato.

Il giorno dopo

Da qui la di ripartenza – come ha ricordato il sindaco Antonio Valentini - prima con una serie di richieste di finanziamento chiesti alla Provincia per complessivi 850 mila euro, per ripristinare e mettere in sicurezza la viabilità nel bosco. Poi con l’attivazione di due tavoli di lavoro (uno tecnico e uno allargato), per la messa a terra di progetti di ricostruzione e di rilancio. E’ il pensiero condiviso anche dal presidente del consiglio regionale Roberto Paccher, intervenuto all’incontro, il quale ha più volte toccato il concetto di «trasformare in un’opportunità quello che è stato un disastro per le nostre comunità». Le proposte dei tavoli di lavoro sono piuttosto interessanti e due iniziative sono in rampa di lancio, avendo finanziamenti a disposizione: la prima è il percorso della memoria nei pressi della casa degli alpini sostenuto dall’Ana, la seconda è la ricostruzione del parco di orienteering che ad Alberé ha una storia lunga oltre 40 anni, finanziato dal Rotary Valsugana. Verranno poi ripristinati i famosi sentieri degli gnomi e l’intenzione è di realizzare anche un bike park per bambini, armoniosamente inserito nel bosco. Intorno al laghetto di Alberé si realizzerà poi una sorta di museo a cielo aperto che ricorderà quanto successo quella notte.

Un bosco diverso

Per quanto concerne il rimboschimento, il forestale Giorgio Zattoni ha illustrato il programma in animo, che cambierà sensibilmente il volto dell’Alberé per come era conosciuto. Ci sarà una zona di latifoglie che lavorerà anche su cromie e colori, ci sarà un castagneto di comunità di un centinaio di piante, ci sarà una zona di produzione con alberi resinosi, con abete bianco e larice. L’idea è quello di far vivere molto di più il bosco, di renderlo molto più fruibile. Tutto questo finirà sotto il coordinamento di un professionista, il quale sarà incaricato di mettere in fila queste iniziative, realizzare un crono programma e dare il via a questa fase di ricostruzione e valorizzazione.

La serata si è chiusa con un momento emozionale: prima Mauro Pedron, musicista di Caldonazzo del gruppo rock “Jack not me”, autore di una canzone dedicata alla devastazione della pineta. Con il violino ha suonato la parte più significativa del pezzo intitolato “Summer days lost in time”. Poi la fotografa Ilaria Turco, che da sempre frequenta il bosco del colle, che ha documentato in una mostra quanto successo tra i suoi alberi preferiti.













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