«Uno stupendo sacerdote e un archivista geniale» 

Folla ieri nella chiesa di Preghena. Al funerale di don Livio Sparapani, celebrato dal vescovo Tisi insieme a una dozzina di preti, tanta gente del paese natale del religioso scomparso a 84 anni


Giacomo Eccher


Preghena di livo. «Stupendo interprete della vita e del sacerdozio». Così l’arcivescovo Tisi, non senza tradire commozione, ha aperto ieri la cerimonia di commiato da don Livio Sparapani, per 40 anni archivista e memoria storica della Chiesa trentina. Strapiena la chiesa del piccolo paese dove don Livio, che qui era nato 84 anni fa, era stato battezzato per poi diventare prete nel 1960. «Una persona di cultura, di fede e di grande umanità, archivista geniale. La memoria della sua figura rimarrà forte nella Diocesi» - ha aggiunto il presule che nell’omelia ha inserito, oltre ai tanti elementi di elogio per il sacerdote scomparso che sono stati toccati in questi giorni dai media, anche ricordi e momenti personali. «Mi mancheranno le tue telefonate e il tuo conforto anche se so di poter contare ancora sulla tua preghiera» - ha detto ancora l’arcivescovo, che ha concelebrato assieme ad una dozzina di sacerdoti, molti arrivati espressamente da Trento.

In chiesa, in un giornata bellissima di sole, a salutarlo c’era tutta la sua gente di Preghena ma anche tanti amici arrivati dalle valli di Non e di Sole oltre a studiosi che dell’archivista diocesano in questi anni hanno potuto conoscere e apprezzare la competenza, la cultura, la condivisione. Nel primo banco i familiari, e in chiesa anche una delegazione di Valsorda, la piccola comunità alle porte di Mattarello che ha avuto don Livio parroco per quasi 8 lustri. Un ricordo indelebile, come ha detto parlando a fine rito un rappresentante del Circolo culturale San Valentino, una delle tante preziose eredità che l’ottuagenario sacerdote noneso ha lasciato nei suoi 40 anni a Valsorda. «Don Livio ha rinnovato il nostro modo di stare insieme e con il circolo culturale che ha fondato ed ispirato per anni ha fatto crescere in tutti i sensi la nostra comunità» - ha concluso mentre un gruppetto di ragazzini deponeva fiori sul feretro.

Don Livio Sparapani è stato un testimone forte di fede nella chiesa, ma un fede critica seppure costruttiva. «Aveva soprattutto a cuore l’unità della chiesa e del clero, ma questo non lo esimeva dal portare una sua interpretazione dialettica degli eventi e dei fatti. Molto è stato scritto su di lui in questi giorni. Io posso dire che è stato geniale, un pioniere che lascia una preziosa eredità alla nostra chiesa» - ha concluso l’arcivescovo. Inutile qui ricordare le intuizioni da quando, dopo un biennio di formazione a Roma, l’allora giovane prete era stato nominato archivista di curia, un ruolo che ai tempi poteva essere quasi visto come un recluso in solitudine, fra carte impolverate. Ma non è stato così, perché don Livio ha trasformato l’archivio in un luogo aperto, di scambio di idee, di ricerca su tutti i fronti.

Era un uomo mite, ma anche molto coraggioso. Tra le sue intuizioni, controcorrente per l’epoca, la microfilmatura dei registri parrocchiali curata dai Mormoni. Una scelta sua che aveva messo i superiori, che molto probabilmente non l’avrebbero condivisa, di fronte al fatto compiuto. Scelta che però si è rivelata vincente, tanto che oggi sono molti a fare la fila – come ha testimoniato l’attuale direttrice dell’Archivio Diocesano Katia Pizzini, a fare la fila per accedere a quei dati.













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