Otto anni per dissetare la valle 

A Taio presentato il protocollo sull’approvvigionamento idrico. Tra le soluzioni, moratorie al DMV


di Giacomo Eccher


TAIO. Otto anni per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico e nel frattempo una moratoria dalle imposizioni europee del Deflusso Minimo Vitale (DMV) da decidere alveo per alveo con la possibilità di arrivare al prelievo totale, in situazioni motivate. Questi alcuni dei punti del protocollo d’intesa annunciato tra il Consorzio Val di Non, che raccoglie una cinquantina di Consorzi di Miglioramento Fondiario (Cmf) della valle, e l’assessorato provinciale all’agricoltura presentato ieri a Taio nella sala congressi Cocea.

Moltissimi gli agricoltori in sala con una rappresentanza da tutto il territorio frutticolo perché il tema ‘irrigazione’ per la val di Non era vitale ieri come oggi e ancora più in futuro. Una “fame d'acqua” dunque che con questo protocollo mette in gioco da una parte il Consorzio unitario di valle e dall'altra la Provincia costretta a barcamenarsi tra i bisogni irrigui della valle e la direttiva europea del DMV che come soluzione finale imporrebbe a regime il rilascio in alveo di 4,5 lit/sec per kmq, quota ridotta dalla Provincia a 2 lit/sec per kmq, ma non per sempre. «Un calice amaro che non si può far finta che non ci sia. Dobbiamo trovare soluzioni dandoci il tempo di 7/8 anni per risolvere il problema» - ha detto l'assessore Michele Dallapiccola. Punto di partenza il doppio studio della Federazione Provinciale Consorzi Irrigui.

Il primo sullo stato dell'arte in tema irriguo in valle di Non che in questi ultimi anni ha comportato investimenti di oltre 100 milioni di euro di cui 60 per la conversione a goccia, 30 per bacini di accumulo e una quindicina per depurazione acque. Ma nonostante tutti questi sforzi rimane insoluta la questione di fondo, la fame d'acqua che è stata oggetto del secondo studio che ipotizza per la frutticoltura nonesa (6.800 ha irrigati) un deficit di acqua dai 3 ai 6 milioni di mc annui a seconda dell’annata. Se questo è il quadro di partenza, il protocollo (che dovrebbe approdare all'odg della prossima seduta dalle giunta provinciale) intende mettere in campo uno strumento nuovo, individuando come interlocutore unico per decidere soluzioni ed investimenti il Consorzio generale di Valle.

«I termini dell'accordo sono sostanziali» – ha spiegato come prima cosa il dirigente del Dipartimento agricoltura e foreste Romano Masè. Innanzitutto perché riconosce l'interesse pubblico alla tematica (cosa non scontata trattandosi in fondo di interessi di una categoria, il comparto agricolo, da contemperare con le esigenze ambientali e dei prelievi potabili). In secondo luogo perché rimodula l'obbligo del DMV in relazione alle portate ed ai bisogni di prelievo dei singoli Cmf soci del Consorzio di valle fino, se del caso, ad annullarli per tempo dei sei /otto anni necessari per completare il quadro generale. «Il tutto con la massima trasparenza e con valutazioni motivate alveo per alveo e anno per anno» - ha aggiunto Masé.

La terza parte del protocollo definisce i rapporti tra Consorzio Val di Non e Provincia. Il Consorzio, nato 15 mesi fa presieduto da Ottavio Girardi, ha tempo fino a febbraio 2019 per definire un progetto generale e fino a giugno 2019 per decidere il piano finanziario affiancato dalla Provincia per un investimento da completare in otto anni, fino al 2027. In ballo risorse fino a 48 milioni euro, cifra non lontana - ha chiosato l'assessore – rispetto ai 60 milioni di cui di vocifera per una soluzione definitiva. Il protocollo, come detto, ha durata dal 2019 al 2017 (otto anni) «e dopo i Cmf nonesi potranno tornare dormire sonni tranquilli».

Nel dibattito che si è svolto al Cocea varie domande tra cui l'esclusione dalle deroghe dei 2/lit/sec del DMV per i consorzi non soci di quello generale (ad esempio quello di Campodenno) e la questione della derivazioni dal Noce, in valle di Sole, tema che è stato il vero convitato di pietra della serata. «Ragioniamo per rivolvere non per far litigare i territori» - la replica di Dallapiccola all’agricoltore Ferruccio Fedrizzi di Nanno che ha sollevato il punto.

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