la protesta

Lavoratori del porfido, terzo giorno di sciopero: «Pressioni per tornare in cava»

L’assessore Spinelli ha incontrato una delegazione: «Provincia parte attiva per trovare una convergenza. Serve attenzione al reddito e alla sicurezza»



TRENTO. Non si ferma la protesta dei lavoratori del porfido. Oggi (5 luglio) gli operai hanno scioperato per il terzo giorno consecutivo, anche se ci sarebbero state delle pressioni dei datori di lavoro per farli rientrare in cava.

“Al momento non abbiamo prove concrete, ma queste informazioni arrivano da più parti. Se così fosse è un fatto gravissimo che lede il diritto di sciopero - hanno chiarito Giampaolo Mastrogiuseppe e Fabrizio Bignotti Fillea e Filca -. Siamo intenzionati ad andare in fondo a questa storia. Se verificheremo che ci sono operai costretti a rientrare a lavoro sotto minaccia o pressione siamo pronti ad andare per vie legali. Stanno protestando per un lavoro e un salario dignitoso. Se il porfido trentino non cambia rotta valorizzando, anche con giuste retribuzioni e migliori condizioni di lavoro, la propria manodopera è destinato a scomparire come settore economico”.

Temi che una delegazione di Fillea e Filca ha posto anche all’attenzione dell’assessore Achille Spinelli che questa mattina ha incontrato i lavoratori. "La Provincia è impegnata a favore del rilancio della pietra trentina, che necessita di consolidare una svolta verso un futuro all'insegna della valorizzazione della filiera e del Marchio di settore. Occorre però che in questo rilancio vi sia un'attenzione alle risorse umane, che va da un reddito adeguato alla sicurezza", ha detto Spinelli. "In questo confronto sul rinnovo del contratto ci facciamo parte attiva, per fare in modo che si trovi un punto di convergenza, anche dal punto di vista economico”.

“Prendiamo atto della disponibilità dell’assessore a facilitare l’apertura di un confronto concreto con le controparti datoriali – hanno commentato a margine dell’incontro i sindacalisti – i cavatori non intendono fare passi indietro e ritengono irricevibile la proposta di 80 euro di aumento sulle voci variabili. Il settore ha la possibilità di redistribuire reddito sui propri addetti adeguando i salari. Investimenti in questi anni per rafforzare il comparto non ce ne sono stati e la marginalità non è calata. Dunque le imprese hanno semplicemente fatto cassa. Gli operai non ci stanno più”.

Per questa ragione la protesta va avanti anche domani e venerdì. Domani alle 7 è in programma un presidio ad Albiano, davanti al municipio. Intorno alle 7,30 operai e sindacati si muoveranno in corteo verso le cave.













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